Repubblica prova a spiegare come funzionerà il taglio delle pensioni d’oro ipotizzato da Lega e Movimento 5 Stelle. “Le pensioni pubbliche e private, passate e future sopra gli 80 mila euro lordi all’anno subiranno una penalizzazione. La parte retributiva degli assegni sarà ridotta in relazione all’età in cui ci si è pensionati. Prima te ne sei andato o te ne andrai, più ti colpisco”, scrive Valentina Conte, spiegando che “l’età di uscita di riferimento non è quella vigente all’epoca in cui uno è andato in pensione. Ma una nuova età, ridefinita applicando in modo retroattivo la speranza di vita attuale indietro sino agli anni ‘70”.
La giornalista fa quindi due esempi, usando i calcoli di Stefano Patriarca, esperto di previdenza e fondatore di Tabula. “Nel 1995 l’età per andare in pensione di vecchiaia era di 62 per gli uomini e 57 per le donne. Quella ricalcolata dai gialloverdi è 64 anni. Ecco che scatta la penalizzazione, fortissima per le donne che però non potevano far altro che andare in pensione a 57 anni”: il taglio sarà di circa il 20%. Il secondo esempio riguarda il futuro: “Supponiamo che un alto ufficiale dell’Esercito, al lavoro da quando ha 19 anni, decida di andare in pensione nel 2019 a 62 anni, dopo 43 anni di servizio. Lo può fare. Ma se il suo assegno è sopra i 4 mila euro netti, allora sarà tagliato del 14,5% perché si trova a 5 anni da quota 67, l’età di vecchiaia prevista dalla legge”. “Vengono colpite le donne soprattutto, come pure militari e poliziotti che potevano andare in pensione prima”, è la sintesi di Patriarca.
a cura di Vincenzo Catapano