25 Aprile 2024, giovedì
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Italia divisa tra impeachment e mea culpa: politici vezzosi ed irresponsabili. Ma a pagare sono gli italiani!

Sono trascorsi ben ottantaquattro giorni dalle  elezioni del 4 marzo che hanno sancito l’entrata in scena di una nuova forza politica,quella del M5S guidati da Luigi di Maio e che,per volontà popolare,si sono ritrovati in uno scomodo tête-à-tête con il partito leghista con a capo Matteo Salvini. Amore ,dunque,non proprio a prima vista: i due leader si sono studiati,confrontati e scontrati a lungo prima di addivenire ad un accordo e fornire una bozza di contratto del nuovo governo capitanato da una personalità imprevista e soprattutto apolitica :quella di Giuseppe Conte,professore ed avvocato,certamente un tecnico per niente politico. Ed il Capo dello Stato,Sergio Mattarella,non ci sta ma per il bene del paese ,suo malgrado,accetta il nuovo Premier proposto da Di Maio e Salvini. Primo intoppo superato. Ma la parte interessante arriva con la candidatura di Paolo Savona,quale ministro dell’economia voluto fortemente da Matteo Salvini. Paolo Savona,europeista ma non troppo: un uomo deciso,dalle idee chiare e dichiaratosi pronto a designare l’uscita dell’Italia“per far fronte ad eventi imprevedibili ed indesiderati che, comunque, potrebbero accadere non per nostra volontà”. Dunque,un po’ di chiarezza:

Quali sarebbero stati i propositi del Prof. Paolo Savona?-Con una lettera Paolo Savona ha provato il 27 maggio a fugare i dubbi sulla sua posizione anti europeista. In un testo affidato a Scenarieconomici.it, sito a cui spesso il professore ha affidato le proprie riflessioni su economia, finanza e innovazione, dice: “Le mie posizioni sono note. Voglio un’ Europa diversa, più forte ma più equa”. Savona ha parlato di “polemiche scomposte” auspicando inoltre l’attribuzione “al Parlamento europeo di poteri legislativi sulle materie che non possono essere governate con pari efficacia a livello nazionale“. Propone di “creare una scuola europea di ogni ordine e grado per pervenire a una cultura comune che consenta l’affermarsi di consenso alla nascita di un’unione politica”.

Parole però che non hanno tranquillizzato fino in fondo. Non sul tema più caldo, quello su cui molti si aspettavano qualche riga. Nella lettera infatti non si fa riferimento diretto all’euro, né alle sorti dell’Italia dentro o fuori la moneta unica. Savona è in questi giorni indicato da molti come l’ideatore di un piano B per risolvere la crisi dell’eurozona. Il primo, il piano A, prevedeva una riforma dell’area euro ma una sostanziale sopravvivenza della moneta unica. Il secondo, quello B appunto, una rottura ordinata dell’euro e un ritorno alla sovranità monetaria nazionale, alla libertà di creare moneta, di svalutare per favorire le esportazioni, in sintesi un ritorno ad una moneta nazionale come fu la Lira.In realtà Savona non sarebbe l’ideatore di questo piano di uscita ordinata dell’Italia dall’Euro, anche se ne parlò in alcune occasioni, come una puntata de L’infedele di Gad Lerner del 2012 che sta circolando molto sui social in queste ore. Savona in quella occasione spiega alle telecamere la possibilità di un piano per l’uscita ordinata dall’Euro e un ritorno ad una moneta nazionale, come era la Lira, qualcosa che già l’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti aveva preparato, dicendosi sicuro che anche Bankitalia, “conoscendola bene” aveva pronto un piano alternativo all’Euro in caso di emergenza: il famoso Piano B, che però non dice mai di preferire ad una riforma dell’Euro stando dentro l’Euro.

Le ragioni di Mattarella-Nello Studio alla Vetrata, Mattarella ha parlato con estrema durezza. “Ho superato ogni perplessità – confessa – sulla circostanza che un governo politico fosse guidato da un esponente non eletto in Parlamento”: riferimento esplicito a Conte. E ancora: “Il presidente della Repubblica non può subire imposizioni, ho condiviso e accettato tutte le nomine, tranne quella del ministro dell’Economia. Ho registrato con mio rammarico l’indisponibilità a ogni altra soluzione, e il presidente del consiglio ha rimesso il suo incarico”. Il capo dello stato, poi, spiega il perché della sua contrarietà su Savona: “L’Incertezza della nostra posizione nell’Euro ha posto in allarme investitori italiani e stranieri che hanno investito in titoli e aziende. L’aumento dello spread – insiste Mattarella, che ricorda come la Costituzione gli imponga di vigilare anche sulla salvaguardia dei risparmi degli italiani – aumenta debito e riduce la possibilità di spese in campo sociale. Questo brucia risorse e risparmi delle aziende e prefigura rischi per le famiglie e cittadini italiani”. Infine, l’annuncio: “Nelle prossime ore assumerò una iniziativa”, dice Mattarella. E l’annuncio prende sostanza pochi minuti dopo, quando dal Quirinale si dà notizia che per questa mattina è convocato Carlo Cottarelli. E sarà, senza dubbio, un’altra giornata di passione.

Le dichiarazioni “a freddo” dei leader-Salvini, da Terni, parla con durezza e spavalderia. “Ce l’abbiam messa tutta”, dice il leader leghista. E insiste: “Se qualcuno si prenderà la responsabilità di non far nascere un governo, lo vada a spiegare a sessanta milioni di italiani”. Insomma, “per gli italiani decidono gli italiani: a questo punto è meglio che la parola torni a voi”. Poco dopo, Zampetti certifica il fallimento. E prima ancora che Mattarella si pronunci ufficialmente, Di Maio fa un video in diretta su Facebook, e rispolvera i toni barricaderi che pareva aver dismesso quando l’opportunità gli aveva suggerito di mostrarsi moderato e affidabile. Ma ora è il momento del ritorno ala campagna elettorale, e allora il capo politico del M5s esibisce il piglio arrogante: “Il problema non era solo Savona. Nessuno che fosse stato critico con l’euro e con l’Europa andava bene”, racconta Di Maio. “La scelta di Mattarella è incomprensibile. Per noi – prosegue – l’Italia è sovrana: se si vuole impedire un governo del cambiamento allora ce lo devono dire chiaramente. Sono molto arrabbiato”. E poi, ancora: “Diciamocelo chiaramente: è inutile che andiamo a votare, tanto in questo paese i governi li decidono le agenzie di rating, le lobby finanziarie e bancarie”.

Un’equa riflessione-I due vincitori del 4 marzo, Movimento Cinque Stelle e Lega, non possono accusare che se stessi per il fallimento. Hanno avuto tutto il tempo di stendere un «contratto» pieno di provvedimenti di cui non si conoscevano le fonti di finanziamento. Di sottoporlo ai loro elettori tramite la Rete e i gazebo. Di litigare su chi, tra Salvini e Di Maio, dovesse ottenere l’incarico. Di tirare fuori dal cilindro, visti i veti reciproci, Giuseppe Conte: un candidato premier sconosciuto, senza esperienza politica e amministrativa, riducendo così la figura del presidente del Consiglio a un «esecutore» dell’accordo privo di quei compiti di guida e di coordinamento dell’azione di governo che la Costituzione gli assegna. Un’escalation culminata con l’indicazione al ministero dell’Economia, il più delicato vista l’enormità del nostro debito pubblico, di uno stimato professore, Paolo Savona, sostenitore della possibilità di uscire dall’euro, un tema mai sottoposto ai cittadini in campagna elettorale.La sensazione è che, invece di ragionare seriamente sulla formazione del governo, Matteo Salvini , e in scia anche Luigi Di Maio, fossero impegnati a preparare la nuova campagna elettorale, a creare l’occasione per sfilarsi da un accordo fragile e rischioso, pieno di promesse impossibili. Meglio tornare a fare la cosa che riesce loro più congeniale, agitare le piazze e scatenare campagne sulla Rete avendo trovato anche un nuovo obiettivo: il Presidente della Repubblica. Comprensivi e gentili nei colloqui al Quirinale, un istante dopo pronti a richieste surreali, per non dire eversive, come l’impeachment del capo dello Stato da parte del Movimento Cinque Stelle.

a cura di Maria Parente

 

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