Omicidio, lesioni in merito e disastro colposo: sono le accuse mosse nei confronti dell’attuale presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, e gli ex presidenti Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi, per la tragedia dell’hotel Rigopiano dove, nel gennaio 2017, una valanga travolse e distrusse l’albergo provocando 29 vittime.I provvedimenti sono conseguenza di un allargamento dell’inchiesta sulle responsabilità del disastro. A tutti i nuovi indagati – spiega il Fatto Quotidiano – il procuratore Massimiliano Serpi e il sostituto Andrea Papalia contestano proprio la mancata realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli da valanga, che – sostiene l’accusa – è stata decisiva nella costruzione dell’hotel di lusso in quel punto. Già nel 1999 fu lanciato il primo di una lunga serie di allarmi sul pericolo della zona, senza che venisse mai redatta la “carta valanghe”.
Mancano pochi minuti alle 17 di mercoledì 18 gennaio 2017 quando una valanga di neve e detriti si stacca dal Monte Siella e travolge l’hotel Rigopiano, a Farindola, un resort di lusso con spa a 1200 metri sul versante pescarese del Gran Sasso. Un impatto devastante che svelle l’intera struttura, la trascina e la sposta 10 metri più a valle.Solo alle 19 i primi soccorsi si mettono in moto e, dopo molte ore e dopo aver affrontato la tormenta e scalato muri di neve, la colonna dei soccorritori arriva nella zona. I primi sono gli uomini del soccorso alpino del Cai e della Guardia di finanza, che raggiungono il resort sugli sci nella notte e salvano Giampiero Parete e Fabio Salzetta, che erano fuori dall’hotel in stato di ipotermia. Alla fine delle 40 persone presenti nell’albergo (28 ospiti, di cui 4 bambini, e 12 dipendenti): 29 perderanno la vita, solo in 11 sopravviveranno.
a cura di Alessia Reitano