29 Marzo 2024, venerdì
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Ogni anno 750mila migrati si curano lontano da casa

Ogni anno 750mila persone scelgono di farsi curare ‘lontano da casa’: si tratta di persone che per i motivi piu’ diversi scelgono di gestire un problema di salute in una Regione diversa dalla loro, e 400mila di questi si trovano in situazioni di grave disagio. Un vero e proprio fenomeno di ‘migranti della salute’, tracciato oggi a Milano in un incontro organizzato da Ubi Banca e CasAmica, un’organizzazione di volontariato che dal 1986 accoglie i malati (e i loro famigliari) costretti a spostarsi in altre citta’ per cure e interventi chirurgici. A questi migranti della salute si aggiungono circa 640mila accompagnatori, per un totale di circa 1,5 milioni di persone in movimento.l 25% circa “si allontana non piu’ di 100 km da casa, il 12% non piu’ di 50 km, mentre un altro 23% fa un viaggio di oltre 400 km”, come si legge in un rapporto Censis per CasAmica. “Gia’ da questo primo dato e’ possibile dedurre che la migrazione sanitaria non e’ un fenomeno unitario ed e’ forse proprio questo uno dei motivi per cui e’ in fondo un problema rimosso dalla coscienza collettiva: sono tanti, sono pochi? Sono malati come gli altri o hanno una dose di disagio di molto superiore agli altri? Impossibile dare una risposta univoca”.

Grazie alla collaborazione tra Ubi Banca e CasAmica, alla onlus sono stati devoluti 200mila euro “provenienti dalle commissioni di collocamento e di un ammontare pari al 4% delle commissioni di gestione annue del fondo Ubi Pramerica Bilanciato Etico”. I fondi finanzieranno le attivita’ dell’associazione, che gestisce diverse case di accoglienza in piu’ citta’ d’Italia e che solo a Milano puo’ dedicare 100 posti letto ai migranti della salute e ai loro accompagnatori.La scelta di ‘migrare’ in un’altra regione “rappresenta nella grande maggioranza dei casi una decisione del cittadino – si legge nel rapporto – legata principalmente alla ricerca di prestazioni sanitarie particolarmente qualificate per la propria patologia. Si tratta quindi di una scelta informata”, ricavata nella maggior parte dei casi (55%) dal medico di famiglia, o attraverso familiari e amici (18%).Infine, la scelta di migrare “non sembra legata esclusivamente all’esigenza di curare patologie piu’ gravi”, dato che il 21% ha bisogno di un ricovero di oltre 15 giorni, ma nel 25% dei casi il ricovero e’ di 1-3 giorni. “Lo spettro delle patologie per le quali si decide di migrare puo’ essere quindi abbastanza ampio e comprendere prestazioni che richiedono una permanenza in ospedale piuttosto limitata”.

a cura di Alessandra D’agostino

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