27 Aprile 2024, sabato
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I 500 campioni del made in Italy Cairo: la spina dorsale del Paese

Saranno i Barilla e i Renzo Rosso di domani. Oggi, intanto, si aggiudicano un posto tra le 500 migliori Pmi italiane. Entrano di diritto nella classifica dei fuoriclasse per i loro risultati: una crescita negli ultimi sei anni di almeno il 7% annuo, ricchi profitti, bassi tassi di rischio, alta liquidità. E investimenti: in ricerca, tecnologia, risorse umane. Tutto questo l’hanno fatto negli anni bui della crisi. Oggi, recessione alle spalle, diventano il simbolo dell’Italia in grado di ripartire. E di generare futuro.

Il compleanno

Per questo sono state chiamate a festeggiare il primo compleanno dell’Economia. Il supplemento economico del Corriere della Sera le ha raccontate con un’inchiesta a puntate, realizzata insieme a ItalyPost e partita dall’analisi di quasi 15 mila bilanci. «La spina dorsale del Paese — le ha chiamate il presidente di Rcs MediaGroup, Urbano Cairo —. Sono casi di successo e di conforto: ci fanno ben sperare per l’Italia del futuro». Ha aperto i lavori il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana. E sul palco manager e imprenditori virtuosi hanno raccontato le loro ricette di successo. Giorgio Cattelan, simbolo del design made in Italy, ha ricordato l’intuizione che lo portò a esportare già nel 1979. Ora in azienda ci sono anche i figli: «Sono orgoglioso di loro: è giusto investire sui giovani». E sulle risorse umane, come ha sottolineato Marco Francesco Eigenmann di Fine Foods Farmaceutici: «Tutti i nostri sforzi sarebbero vani se non avessimo persone eccezionali». Persone al centro anche per Chiara Rossetto, ceo del Molino Rossetto, sette generazioni di mugnai capaci di stare al passo con le nuove richieste della clientela, e Cinzia Vandelli, nel cda di Pm, azienda «artigianale», come ama dire la manager, specializzata nelle lavorazioni meccaniche, con clienti come Ducati.

Essere connessi è invece il mantra di Unox: coi forni 4.0 il fatturato è triplicato in otto anni. Tra innovazione e tradizione si muove Astoria: il suo prosecco è un brand con utili superiori al 10%. Ora la nuova sfida è diventare un’azienda biologica. Già, perché tra i paladini dell’Ebidta ci sono aziende che della sostenibilità hanno fatto un punto fermo. Come Lurisia, che punta a raddoppiare il fatturato entro il 2021 e proprio ieri ha ricevuto il premio Radical Green: «Persone e territorio sono i primi due valori che guidano le nostre scelte», ha detto il presidente Alessandro Invernizzi.

Sul palco il rettore dell’Università Bocconi, Gianmario Verona, ha spostato il focus sul «nuovo» manager: capitano d’industria e innovatore, sempre più ibridato con la figura dell’imprenditore, e che ne imita la «capacità di entrare in simbiosi coi valori aziendali». Perché così ì risultati arrivano. Ne è convinta anche Marianna Vintiadis di Kroll. Ugualmente ottimista il padrone di casa, Raffaele Jerusalmi, ceo di Borsa Italiana: «Mi aspetto di proseguire sulla scia del record di quotazioni del 2017. Quest’anno abbiamo visto già 5 debutti». Perché, come ha sottolineato Vittorio Colao, ceo di Vodafone: «Oggi le economie di scala stanno crollando. Sono le grandi aziende a dover temere l’assalto delle Pmi, e non viceversa».

a cura di Giuseppe Catapano

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