25 Aprile 2024, giovedì
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BREVE EXCURSUM SULLA GENESI DELLA VIOLENZA: DALLA RIVOLUZIONARIA TEORIA DELLA “NON VIOLENZA” AD OGGI

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E’ sorprendente come il poeta Gilles Vigneault definisca la violenza “una mancanza di vocabolario”: definizione semplice e risoluta, comprensibile ai pochi ed ai più. Eppure, quando l’essere umano si ritrova ad assistere ad atti cruenti la sua reazione non è (quasi)mai pacata e razionale. “Cosa? Come e soprattutto perché?” interrogativi e perplessità si rincorrono nella mente umana con una rapidità incredibile e che senza ombra di dubbio contrastano con il tono pacifico di aforismi e citazioni di autori e sommi poeti. Mohandas Ghandi,soprannominato  Mahatma, cioè “la grande anima” è considerato il fautore di una delle più importanti teorie contro la violenza:  a ventiquattro anni, si recò ad esercitare la professione di avvocato in Sudafrica dove vivevano molti emigrati indiani trattati come razza inferiore e subivano soprusi e ingiustizie da parte degli europei.In difesa dei loro diritti Gandhi attuò con successo una tattica di resistenza passiva, un metodo di lotta politica non violento, che consisteva nel rifiutare l’obbedienza alle leggi ritenute ingiuste e contemporaneamente nell’accettare, senza ribellarsi, le pene che queste leggi stabilivano. Questo metodo era molto diverso da quelli tradizionali, nei quali dominava la forza brutale. Per Gandhi la sola forza di cui era giusto servirsi, anche in politica, era quella della verità, dell’amore (o “non violenza”) e della purezza d’animo. Ritornando in India nel 1914, egli percorse la penisola paese per paese, spiegando le sue idee agli Indiani di tutte le caste (compresi gli “intoccabili”) e di tutte le religioni per risvegliarli dal fatalismo con il quale accettavano la loro sorte per convincerli a lottare contro le ingiustizie leggi degli Inglesi.

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Oggi come ieri,la violenza resta un tema di grande attualità rappresentando il lato oscuro della nostra società: si parla di femminicidi(ed anche di uxoricidio) ,infanticidi,figlicidi ed ultimamente anche di maschicidio. Solo nel 2011, 5 milioni di uomini in Italia hanno dichiarato di aver subito violenza da una donna: una serie di minacce e aggressioni fisiche a cui vanno aggiunte le violenze psicologiche. Come gli uomini, infatti, anche le donne usano forme di violenza psicologica ed economica se pur con dinamiche diverse. Un fenomeno sicuramente minoritario se paragonato al femminicidio,le statistiche come vedremo,parlano chiaro. Dunque, i fattori che inducono l’uomo alla violenza sono molteplici e sempre più spesso sottovalutati: la depressione, senso di frustrazione, rabbia ,abuso di alcolici e sostanza stupefacenti ,od anche la gelosia rappresentano alcuni dei presupposti per “giustificare” l’ approccio violento dell’uomo con un suo simile. Donne e bambini,in particolare ,nell’occhio del ciclone ed i dati forniti dall’Istat lo confermano: “atti sessuali degradanti e umilianti, rapporti non desiderati e vissuti come violenza, abusi o molestie fisiche gravi come stupri o tentati stupri: il 21% delle donne italiane, oltre 4,5milioni, li ha subiti nel corso della propria vita. Un milione 157mila li ha sofferti nelle forme più gravi: 653mila donne sono state vittima di stupro, 746mila di tentato stupro. Sono i partner e gli ex i principali autori della violenza di genere per il 13,6% delle donne tra i 16 e 70”.

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Se è vero che la violenza genera violenza,l’uomo dovrebbe imparare a farne a meno ma il problema è alla radice: siamo circondati da pessimi insegnanti. Impartire buon senso,mi rendo conto,non è affatto semplice lo è invece lasciare l’uomo alla sua sorte ed alle sue pessimi consuetudini.

a cura di Maria Parente

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