25 Aprile 2024, giovedì
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Elezioni politiche in vista: chi si salverà?

Forse davvero, per una volta, è il caso sperare nel “tanto peggio tanto meglio”, anziché nel “meno peggio”, di provare a lanciare il sasso giù nel pozzo per capire se davvero c’è un fondo, se al disastro c’è una fine. Perché quando lo toccheremo con mano, il fondo, senza maggioranze politiche, senza agende se non quelle (doverose, necessarie) che ci detteranno da Bruxelles o da chissà dove, senza un barlume di classe dirigente che non sia la terza o quarta fila dei riservisti della Repubblica di un tempo,forse a qualcuno verrà in mente di mettersi a ricostruire una parvenza di discorso politico, anche solo per ingannare il tempo.Ripartendo da forme di rappresentanza e di intermediazione reale, dal dialogo con quel che rimane dei corpi sociali, dall’organizzazione territoriale, dalla produzione di un’egemonia o anche solo di un’influenza culturale nel dibattito pubblico, dalla costruzione di una classe dirigente che parta dai comuni e arrivi a Roma senza salti mortali, con la voglia di studiare e d’imparare e la consapevolezza che per governare non basti saper vincere le elezioni. di maio salvini renzi-2.jpg

Nel frattempo siamo qua. Con gli unici due contenitori rimasti, il Pd e la Lega Nord, con le casse vuote, le sezioni semi-deserte, i dipendenti in cassa integrazione, imprese incapaci di gestire se stesse, con la pretesa di governare un Paese. Con il Movimento Cinque Stelle che si inventa un nuovo statuto pre-elettorale che deroga persino al risultato delle parlamentarie, subordinandole al volere della Casaleggio Associati Srl e che prevede multe da 100mila euro per chi vota contro o si fa espellere dal Movimento stesso, reintroducendo un vincolo di mandato antistorico e anticostituzionale, al punto che persino i grillini duri e puri come Roberto Fico finiscono per accorgersi che c’è qualcosa che non funziona. Con Berlusconi senza nessuno attorno, costretto a recitare il suo solito show elettorale, che all’ennesima replica nemmeno indigna più, e che rischia di vincere più per inerzia, pur non avendo nulla attorno, né una squadra di governo, né alleati, né un’idea persa su che fare dell’Italia, e nel dubbio sfodera vecchi pezzi di repertorio, dalle litigate con Prodi sull’Euro alle dentiere per tutti. Con il cartello elettorale di Liberi E Uguali che ancora non si è schiodato dalla casella della rivendicazione identitaria – la sinistra siamo noi – e che lì rimarrà inchiodata, vittima dell’antirenzismo quanto lo fu per vent’anni dell’antiberlusconismo. Con nessuno di loro in grado di esprimere una visione del mondo che non vada oltre il tentativo di agganciare lo spirito dei tempi del quarto d’ora precedente, o dei trend topic di Twitter.Che Gentiloni non è Salvini, né Di Maio, tanto per essere chiari. Però qualcuno dovrà pur dirlo, oggi, che il re è completamente nudo. Che ha fallito l’idea del partito liquido, senza strutture né sezioni, del rapporto diretto tra il leader e l’opinione pubblica, della politica che si autofinanzia coi patrimoni privati e delle campagne elettorali a costo zero, della democrazia diretta via internet. Che ha fallito l’idea che un manipolo di ottimi tecnici senza alcuna legittimazione elettorale possano fare le riforme senza produrre una reazione uguale e contraria, e pure quella dei dilettanti allo sbaraglio che non sanno tenere in vita nemmeno un albero di Natale fino al 25 dicembre. Che hanno fallito le primarie, la rottamazione, l’apertura alla società civile e alle parlamentarie online dell’uomo della strada come alvei di creazione di una nuova classe dirigente, e ancor prima politica. Che ha fallito l’idea che il dibattito si potesse semplificare al livello del più stupido e analfabeta degli elettori, senza più bisogno di un’architettura intellettuale a sostenerlo.

a cura di Maria Parente

 

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