19 Aprile 2024, venerdì
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Via alle etichette a semaforo in Francia: un danno per il Made in Italy?

Secondo il ministero francese, sono sette milioni gli adulti francesi obesi (il 15% della popolazione) mentre un terzo è sovrappeso. Nutri-score si basa sull’uso di cinque differenti colori, dal verde all’arancione, assegnati agli alimenti in funzione sia del loro contenuto di nutrienti considerati positivi per la salute (fibre, proteine, frutta, verdura) sia del loro apporto di nutrienti da limitare per combattere malnutrizione e obesità (energia, zucchero, sale, acidi grassi saturi). Dopo il Regno Unito, dunque, anche i transalpini adottano un sistema di etichettatura a semaforo, che indica a colpo d’occhio al consumatore i prodotti a rischio per la salute. In particolare, il sistema è stato già adottato dai colossi della gdo francese e da alcuni brand come Intermarché, Auchan, Leclerc, Fleury Michon, Danone e Mc Cain.

Secondo Coldiretti, a rischio ci sono oltre quattro miliardi di euro di esportazioni nel paese transalpino, secondo partner commerciale italiano. In particolare, tre specialità italiane Dop risultano penalizzate dal semaforo rosso francese: Grana Padano, Parmigiano Reggiano e prosciutto di Parma, oltre all’olio extravergine di oliva, simbolo della dieta mediterranea.

Duri i commenti dei produttori italiani verso il sistema a bollini francese. Quella di Nutri-score è «una scelta fuorviante per il consumatore e denuncia una mancata regia europea su un tema fondamentale come l’alimentazione. Una valutazione parziale e scientificamente non supportata che non riserva il necessario approccio sistemico alla nutrizione: bocciare o promuovere un cibo sulla base della presenza di un singolo ingrediente confonde il cittadino e rischia di essere dannoso per la sua salute» commenta il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia. Per Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte, «Nutri-score rischia di bollare come negativi degli alimenti di elevata qualità e di grande valore nutrizionale, facendo dimenticare che non è il singolo alimento a determinare sovrappeso o rischi per la salute ma sono piuttosto la qualità complessiva della dieta e lo stile di vita adottato dal consumatore. Quindi, si corre il rischio concreto che questo sistema venga percepito dal consumatore come mera segnalazione di prodotti a rischio salutistico e risulti così discriminatorio verso i formaggi della grande tradizione italiana, Dop, Igp e Stg compresi».

a cura di Maria Parente

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