18 Aprile 2024, giovedì
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Luca Galleschi: “Beneficenza a chiesa, datemi 200mila€”. Ma non era più prete…

“Donate soldi alla chiesa, andranno inbeneficenza“. Luca Galleschi aveva convinto due anziani, fratello e sorella, a donare oltre 200 mila euro alla chiesa con l’aiuto di una complice, Pasqua Donia. Peccato che Galleschi, 47 anni, non fosse più un prete.

Ad accorgersi del raggiro il parroco di Annone Veneto, che scoprì che Galleschi non era più un prete e che i soldi che chiedeva venivano intascati e non donati alla chiesa. Ora l’ex prete e la complice sono finiti a processo con l’accusa di circonvenzione di incapace, scrive Gianluca Amadori sul Gazzettino:

“L’udienza preliminare a carico dei due si è aperta ieri mattina, davanti al giudice Antonio Liguori, il quale ha aggiornato il processo al prossimo 17 ottobre, per lasciare tempo ai due imputati di trovare un accordo con l’amministratore di sostegno dei due fratelli al fine di risarcire il danno e poter così usufruire di un eventuale sconto di pena in caso di condanna o di patteggiamento. L’amministratore di sostegno delle due vittime si è costituito parte civile contro i due imputati con l’avvocato Carlo Broli di Conegliano”.

Le “donazioni” risalgono al 2010:

“I due anziani fratelli hanno raccontato che Galleschi aveva fatto credere loro di essere ancora un sacerdote per poi convinverli a “donare” complessivamente più di 200mila euro spiegando loro che quel denaro sarebbe andato in beneficenza. Il sostituto procuratore Lucia D’Alessandro accusa Donia di aver accompagnato in banca la donna per effettuare alcuni prelievi dal conto corrente di famiglia. Anche la casa degli anziani sarebbe dovuta finire ai poveri, secondo quanto l’ex prete avrebbe raccontato ai due fratelli di Annone”.

D’altronde l’ex prete era molto conosciuto ad Annone Veneto:

“«Galleschi, 47 anni, toscano della provincia di Pisa, era molto conosciuto ad Annone: dal dicembre 2008 ai primi mesi del 2009 continuò a celebrare messa pur non essendo più sacerdote da tempo, tanto da costringere il vescovo ad intimargli di cessare la condotta ricordandogli che era stato «ridotto allo stato laicale con provvedimento della Congregazione per la Dottrina della Fede, in data 19 luglio 2004»”.

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