25 Aprile 2024, giovedì
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Riso, pasta, caffè: data di scadenza allungata. Ue decide

La data di scadenza di pasta, riso e caffè potrebbe essere allungata. L’Unione europeadiscute le nuove regole e pensa di togliere il “Da consumarsi preferibilmente entro” per quei cibi a lunga conservazione che potrebbero essere consumati anche molto tempo dopo la data di scadenza.

Luigi Offeddu sul Corriere della Sera spiega:

“Obiettivo, economico ed etico, evitare la piaga dello spreco alimentare: cioè quei 515 euro all’anno di cibi scaduti che ogni famiglia italiana archivia nei cassettoni per strada, o quegli 89 milioni di tonnellate di prodotti (presumibilmente) a rischio che finiscono nei rifiuti di tutta la Ue”.

Le nuove regole non toccherebbero i cibi deperibili, come yogurt e latticini, spiega Offeddu:

“Si tratta di prodotti «secchi»: pasta, caffè, formaggi duri, riso, e così via. Mentre quelli «liquidi» o «umidi», come lo yogurt o altri latticini facilmente deperibili, non verrebbero toccati dalla svolta: nel loro caso, pensano gli esperti dei laboratori Ue, l’abolizione dell’etichetta con la data potrebbe rappresentare un vero pericolo igienico”.

Ora la discussione sulle date di scadenza arriva al Parlamento europeo:

“Nell’Agrifish siedono i ministri dell’Agricoltura di tutti i 28 Paesi Ue. E sarebbero soprattutto quelli di Olanda e Svezia a premere per il cambiamento, con l’appoggio di Austria, Germania, Danimarca e Lussemburgo. Altri sono schierati sul fronte opposto, o neutrali. Date le procedure e i tempi della Ue, sarebbe davvero una sorpresa se dalla riunione di oggi sfociasse una qualche decisione operativa. Cambiamenti di questa portata richiedono mesi, a volte anni. Tuttavia, il solo fatto che l’argomento venga affrontato pubblicamente, rappresenta un fatto importante”.

L’associazione Coldiretti, tra le prime ad annunciare la svolta, commenta:

“«La tentazione di mangiare cibi scaduti per non sprecare non deve andare a scapito della qualità dell’alimentazione, in una situazione in cui molti cittadini sono costretti a risparmiare sulla spesa privandosi di alimenti essenziali per la salute o rivolgendosi a prodotti low cost che non sempre offrono le stesse garanzie qualitative»”.

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