26 Aprile 2024, venerdì
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L’olio italiano fa centro all’estero

L’olio d’oliva made in Italy continua ad avere successo, sia nella Penisola sia a livello internazionale: mercati interessanti per le aziende del settore che puntano anche sull’export sono gli Stati Uniti, il Brasile, la Russia, l’India e la Cina. Se l’extra vergine rimane il preferito in assoluto, anche se variano da paese a paese le abitudini di consumo, sono soprattutto gli americani e i brasiliani ad apprezzare l’italianità dei prodotti in quanto garanzia di alta qualità. Sono queste alcune delle tendenze del mercato dell’olio d’oliva secondo lo studio realizzato da AstraRicerche per Oleificio Zucchi, presentato dall’azienda cremonese ieri a Cibus, il salone internazionale dell’alimentazione in corso in questi giorni a Parma.
«Le prospettive per l’olio di oliva italiano nel mondo continuano a essere piuttosto buone», spiega Enrico Finzi, presidente dell’istituto di indagini sociali e di marketing che ha condotto la ricerca quantitativa, tra luglio e agosto 2013, attraverso 5.500 interviste online in Italia, Usa, Brasile, Russia, India e Cina. «La ricerca offre però materia di riflessione a tutte le aziende che si stanno aprendo all’internazionalizzazione. Le differenze di abitudini e percezioni da mercato a mercato, infatti, portano a concludere che lo straordinario traino offerto dal successo planetario dei prodotti italiani non vada dato per scontato, bensì coltivato e sostenuto attivamente mediante produzioni che abbiano caratteristiche consone all’immagine di qualità, autenticità e tradizione del nostro Paese».

Un dato interessante che emerge dallo studio è infatti che soprattutto in America e in Brasile si predilige la qualità (rispettivamente per 75,4% e il 79% degli intervistati) identificata nei prodotti italiani perché fatti con gli ingredienti migliori (secondo il 67,5% e 67,3%), in controtendenza rispetto all’India, dove la qualità attribuita al made in Italy ha un appeal minore (53%).
Può sorprendere un po’ invece che solo nel Bel Paese la scelta dell’olio sia strettamente legata al territorio di origine delle olive (34,7%), mentre questo aspetto non è rilevante per le altre aree prese in considerazione. In compenso gli americani, nel 65% dei casi, e i brasiliani, nel 57,9%, prestano attenzione alla capacità delle aziende olearie di fornire prodotti di alta qualità. Materie prime di eccellenza sono decisive nell’acquisto anche per cinesi (64,6%) e russi (65,5%), più che per i consumatori italiani. Altri aspetti che hanno peso sono la genuinità e la naturalità del prodotto, in particolare in Russia, in Cina e negli Stati Uniti.
L’extra vergine rimane il preferito non solo nella Penisola (96,8%), dove è uno degli ingredienti di base dell’alimentazione, ma anche in mercati che si sono aperti da poco all’uso dell’olio di oliva come Russia, Cina e India. D’altro canto, l’Italia e il Brasile hanno in comune l’abitudine di usare questo prodotto soprattutto come condimento, mentre in India è utilizzato più frequentemente per cuocere e friggere.
Non sembra invece che i consumatori italiani si curino molto dell’aspetto salutistico, diversamente da altri paesi (per esempio Cina, Brasile e Russia), assegnando però molta importanza, insieme ai brasiliani, al sapore e all’aroma conferito agli alimenti, staccando nettamente sotto questo aspetto Russia, Stati Uniti, Cina e India.

Ma non sono soltanto gli aspetti legati alla materia prima a colpire i consumatori dei diversi paesi quando si tratta di scegliere l’olio. L’India si distingue infatti per la scelta di olii che abbiano le etichette chiare (28,2%), confezioni riconoscibili (21,2%) e, cosa da non sottovalutare, eleganti (15,6%). Ancora, nel paese asiatico servono una pubblicità e un marchio facilmente riconoscibili (13,4% e 17,6%), poco importa se l’azienda sia nota per avere prodotti di qualità.
Paese che vai modi di colpire i consumatore che trovi, insomma. Perché le variabili di prima, importanti per gli indiani, lo sono di meno per gli italiani (tranne la necessità di etichette chiare) e così per cinesi o russi che, a quanto pare, badano di più alla sostanza del prodotto.
Attenzione, però, il made in Italy in generale in Cina è lusso, uno status symbol (31,5%), ovvio che anche l’olio non si sottragga a questa regola e non importa quanto costi, visto che nel lontano Oriente non si considerano i prodotti italiani troppo costosi come si fa in Usa o Russia. Sempre la Cina e l’India, poi, richiedono negozi specializzati, che diano garanzie.

L’indagine è stata commissionata dall’Oleificio Zucchi, a sostegno del lancio della nuova offerta a marchio Zucchi, che include per esempio un extra vergine di oliva dolce fruttato, uno biologico e uno di origine comunitaria, con cui l’azienda mira a conquistare quote di mercato in Italia e all’estero. «Il contributo di informazioni fornito da AstraRicerche ci ha consentito di affinare il lavoro sia sugli assortimenti sia sulla coerenza dei messaggi veicolati attraverso il packaging», conclude Giovanni Zucchi, amministratore delegato dell’azienda. «Ci preme che il prodotto Zucchi trasmetta, ovunque nel mondo, valori di qualità, trasparenza e competenza, ma anche stimoli sensoriali legati alla genuinità».

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