25 Aprile 2024, giovedì
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Soldi ai detenuti per condizioni disumane per legge o per decreto

Soldi ai detenuti per le condizioni disumane in carcere. Per decreto o con apposito disegno di legge da approvare in tempi rapidi, anzi rapidissimi, onde evitare nuove condanne da Strasburgo. Un indennizzo, quantificabile tra i 10 e i 20 euro al giorno, per chi è già uscito dal carcere. E unosconto di pena, non superiore al 20% per chi, invece, è ancora dietro le sbarre.

Queste le indiscrezioni sul piano che il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, intende portare nella sua trasferta europea: dati aggiornati e un progetto credibile sull’emergenza carceri da presentare alla Corte europea dei diritti dell’uomo che, non più tardi di un anno fa sanzionò l’Italia per le condizioni “inumane e degradanti” delle nostre carceri. Ma una nota del ministero precisa che tali anticipazioni:

“riportano dettagli e ipotesi su sconti di pena ed eventuali risarcimenti che non saranno oggetto della proposta che sarà presentata, poichéaspetti ancora in fase di studio e che dovranno essere ulteriormente approfonditi anche alla luce dei colloqui di Strasburgo”.

La corte di Strasburgo, è bene ricordarlo, a gennaio 2013, ha condannato l’Italia a risarcire sette carcerati di Busto Arsizio e Piacenza, reclusi in uno spazio claustrofobico, meno di 3 metri quadri a testa, imponendole di pagare 100mila euro ai detenuti e di predisporre misure strutturali per risolvere la generale situazione di sovraffollamento.

Emergenza, più volte denunciata anche dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, con un messaggio alle Camere rimasto pressoché inascoltato. In gioco ci sono quindi i risarcimenti legati alle tremila cause che Strasburgo ha congelato fino alla scadenza del termine fissato per il 28 maggio, e l’Italia rischia di pagare un conto salato. Secondo calcoli approssimativi si parla di una cifra intorno ai 40 milioni di euro.

Ma non è solo un questione economica. La dignità di chi vive dietro le sbarre e la qualità della vita negli istituti di pena è il segnale del grado di civiltà di un Paese: in ballo c’è l’immagine dell’Italia alla vigilia del suo turno di guida del semestre europeo e che, non più tardi di due settimane, fa ha ricevuto l’ennesimo avvertimento dal Consiglio d’Europa.

Dopo gli incontri in ambasciata che si terranno lunedì sera, sarà proprio con i rappresentanti del Consiglio d’Europa il primo appuntamento del ministro per la giornata di martedì, a cui seguirà quello con il presidente della Corte dei Diritti dell’Uomo. Orlando non si presenterà a Strasburgo con un “maxi-piano: di piani ce ne sono già stati molti – ha detto – ora serve una serie di misure puntuali e concrete”.

Il primo dato che il ministro potrà far valere è quello sul numero dei detenuti: nel gennaio 2013 erano poco più di 65.700; oggi sono 60mila, quasi 6mila in meno. Un effetto, in parte, del decreto svuota-carceri varato dal precedente governo.

La previsione è che per maggio si scenda a quota 59 mila detenuti e nel contempo salga a 50 mila postila capienza nelle carceri grazie all’apertura di nuovi padiglioni e nuove strutture. L’accelerazione del piano carceri è infatti uno dei punti chiave della strategia Orlando, che fa leva anche sulla possibile cessione di alcune strutture obsolete per liberare risorse e sulla riconversione di altre in comunità per tossicodipendenti con un regime di pene alternative; un processo da promuovere agevolando convenzioni con le Regioni.

Ma Orlando vuole anche portare a Strasburgo una relazione che il Dap, Dipartimento di amministrazione penitenziaria, ha messo a punto per spiegare, tabelle alla mano, che il numero dei detenuti che hanno a disposizione meno di 3 metri quadri a testa è in netto calo: da 10mila si sarebbe passati a 2.500, con l’obiettivo di scendere a breve a quota 2mila.

Tre metri quadri a persona è lo spazio vitale minimo chiesto da Strasburgo perché non si configuri quel“trattamento inumano e degradante”, che viola l’art. 3 della Convenzione dei diritti dell’Uomo.

Risultati sulla popolazione carceraria sono attesi anche dalle conseguenze della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge Fini-Giovanardi, che ha reintrodotto la distinzione tra droghe leggere e pesanti, riabbassando le pene per i reati legati alle prime. Il Dap sta conducendo un monitoraggio sulle ricadute di questa novità: il dato di partenza dice che i detenuti per reati di produzione, traffico e detenzione illecita di droga sono circa 13mila: 8.589 definitivi e 4.345 non definitivi.

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