20 Aprile 2024, sabato
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Marijuana terapeutica? Non si fuma, costa tanto, non si compra in farmacia

L’Italia non sarà nel futuro prossimo il Paese dello spinello libero, neanche dopo che il governo ha deciso di non impugnare la legge regionale abruzzese che apre ai farmaci a base di cannabis.
Innanzitutto perché la marijuana terapeutica, così come si sta inserendo nella legislazione italiana, non si fuma, costa tanto, si può acquistare solo nelle farmacie ospedaliere, e bisogna aspettare almeno sei mesi dalla prescrizione del medico al banco della farmacia – quella dell’ospedale, non quella vicino a casa.

Insomma bisogna cancellare l’immagine – vista più volte in film e serie tv americani – del malato che dimentica il dolore e sorride dopo aver tirato ampie boccate da una “canna terapeutica”.
La cannabis curativa, così come prevista dalle leggi di Abruzzo, Toscana, Marche, Friuli, Puglia, Umbria e Veneto è un farmaco, un farmaco costoso, e non una bustina di erba. E l’iter per acquistarlo è complicato. Quindi produrlo e venderlo non è un grande affare. Dall’aprile del 2013, mese in cui l’Aifa ha autorizzato il primo spray alla cannabis, solo un altro prodotto ha fatto richiesta di commercializzazione.
La legge dell’Abruzzo, ultima in ordine di tempo, prevede che “i medicinali cannabinoidi possono essere prescritti” con costi a carico della Regione, anche dai medici di famiglia “sulla base di un piano terapeutico redatto dal medico specialista” e solo dopo che la terapia è stata avviata in una struttura ospedaliera.
Quindi non sorprende che il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, del Nuovo Centrodestra, abbia deciso di non opporsi alla legge abruzzese, e che addirittura il proibizionista dei proibizionisti, Carlo Giovanardi (Ncd, come la Lorenzin) abbia dichiarato che la decisione del governo “assolutamente corretta perché in Italia è già legale l’uso terapeutico dei cannabinoidi”.
Siamo lontanissimi dalla legalizzazione dell’utilizzo “ricreativo” della cannabis, e anche l’uso terapeutico così configurato non ha nulla di “ricreativo”: per modalità di assunzione, per i costi, per le lunghe attese e il complicato iter, più che in zona “riduzione del dolore” siamo in zona “aumento del fastidio”.

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