26 Aprile 2024, venerdì
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Una patrimoniale dietro l’angolo

I segnali sono inequivocavoli: dietro le quinte si sta lavorando ad un’imposta sui patrimoni. Gli italiani pagano già almeno due patrimoniali: l’Imu che colpisce gli immobili; l’imposta di bollo che si applica a conti correnti, titoli e assicurazioni. Le imposte sugli immobili sono la più importante fonte di entrate degli enti locali, quindi nei prossimi anni potranno solo aumentare. Ma è facile prevedere che alla prima emergenza finanziaria o appena ci sarà bisogno di risorse per qualche nobile causa, come la riduzione del cuneo fiscale, l’aliquota dell’imposta di bollo, attualmente allo 0,20%, sarà alzata, oppure si inventerà un prelievo straordinario sfruttando lo stesso meccanismo. Già portando l’aliquota allo 0,50% si incrementerebbe il gettito di più di 5 miliardi l’anno. Con un’imposta straordinaria del 2% l’erario incasserebbe poco meno di 40 miliardi. Mica male. Anche perchè si tratta di un’imposta semplice da applicare, impossibile da sfuggire (specie ora che sta per essere attivato lo scambio automatico di informazioni tra le amministrazioni finanziarie e creditizie di tutto il mondo) e politicamente molto gradita a sinistra. In questa direzione si sta facendo sempre più forte il pressing delle istituzioni finanziarie internazionali, che hanno grande influenza sulle scelte del nostro ministro dell’economia, Pier Carlo Padovan. Non è un caso se qualche settimana fa,  Jens Weidmann, capo della Bundesbank,  ha dichiarato che: “una tassa sui capitali corrisponderebbe al principio della responsabilità nazionale, in base al quale i contribuenti sono responsabili delle obbligazioni del proprio Paese prima che venga richiesta la solidarietà internazionale”.

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