Kiev scivola verso la guerra civile. La situazione è precipitata allo scadere di un ultimatum rivolto ai manifestanti: il Maidan Nezaleshnosti, la Piazza dell’Indipendenza divenuta in questi mesi il quartier generale e il simbolo della rivolta contro il presidente Viktor Yanukovich, avrebbe dovuto essere sgomberato entro le 18 di martedì pomeriggio, le 17 in Italia. In caso contrario, l’ordine sarebbe stato ripristinato con la forza: «Gli estremisti dell’opposizione hanno passato il limite», hanno annunciato i servizi di sicurezza.
Diverse ore dopo la scadenza del termine, il bilancio degli scontri tra polizia e manifestanti a Kiev conta almeno 13 vittime. Lo riporta il ministero dell’Interno ucraino, specificando che secondo un bilancio aggiornato tra le persone che hanno perso la vita ci sono sei poliziotti e sette civili (fra sostenitori dell’opposizione e del partito di governo). Vitaly Klitschko, il campione di boxe divenuto leader dell’opposizione, ha invitato le donne e i bambini a lasciare il Maidan. Tutte le stazioni del metrò sono state chiuse, un incendio è scoppiato nei locali del Municipio.
Esprimendo preoccupazione per la nuova grave escalation e per le vittime delle violenze l’Unione Europea, la Nato e gli Stati Uniti hanno lanciato un monito a Yanukovich, invitando le parti a riprendere la via del dialogo. L’ambasciatore americano è tornato a parlare di sanzioni. Ma dopo un barlume di tregua acceso lunedì, quando i dimostranti hanno sgomberato parte degli edifici occupati e, dall’altra parte, le autorità hanno fatto cadere le accuse nei confronti di chi era stato arrestato nelle settimane precedenti, Yanukovich ha cambiato rotta. Una svolta coincisa con un annuncio da Mosca, lunedì sera: la Russia, che aveva sospeso l’erogazione degli aiuti promessi in dicembre – 15 miliardi di dollari per tenere a galla il governo – ha riaperto i rubinetti. Una tranche degli acquisti di titoli ucraini, per 2 miliardi di dollari, scatterà entro la fine della settimana. Probabilmente Yanukovich era riuscito a convincere il Cremlino che avrebbe ripreso il controllo della situazione.
Così, martedì mattina, la polizia ammassata intorno agli edifici amministrativi ha subito reagito quando i dimostranti si sono messi in marcia, per fare pressione sulla Verkhovna Rada – il Parlamento ucraino – che avrebbe dovuto esaminare le richieste di emendamenti costituzionali volti a ridurre i poteri del presidente.
Per respingere i dimostranti, diverse migliaia, le forze dell’ordine hanno risposto con lacrimogeni e granate stordenti poi, secondo le testimonianze raccolte dai media locali, con proiettili di gomma e di acciaio. I manifestanti rispondevano con lanci di sassi ed esplosivi, ma ormai tra loro ci sono anche gruppi estremisti ben armati. I dimostranti hanno poi fatto irruzione e saccheggiato la sede del Partito delle Regioni, che fa capo a Yanukovich. Dall’interno del Parlamento, Klitschko esortava il presidente a richiamare gli agenti dalle strade, per evitare «ulteriori conflitti nella società». «Faccio appello al presidente – ha detto Klitschko -. Richiami i Berkut (la polizia anti-sommossa, ndr) e le forze del ministero degli Interni. Lo faccia e noi troveremo una via d’uscita. Sarà la decisione di un vero uomo. Non parliamo più di ore ma di minuti». Secondo il leader del Parlamento, Volodymyr Rybak, Yanukovich avrebbe accettato di parlare ai leader della protesta mercoledì. Ma dopo tre mesi di confronto, nato dal rifiuto del presidente di firmare un accordo di associazione alla Ue, la via di una soluzione senza ulteriori violenze sembra ormai perduta.