26 Aprile 2024, venerdì
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Festival di Sanremo costa troppo: 20 milioni per 3 edizioni in rosso

Dopo tre Festival in rosso e oltre venti milioni di perdite è giunta l’ora di una sforbiciata. Alla vigilia della sessantaquattresima edizione del Festival di Sanremo, a guastare la festa ci pensa la Corte dei Conti, che invita a una “sostanziale riduzione” dei costi di produzione. Le edizioni più spendaccione sono state quelle di Morandi e della Clerici ma, assicurano da Viale Mazzini, il vento della spending review ha già cominciato a soffiare.
In particolare, ammoniscono i giudici contabili, tra il 2010 e il 2012 il rosso accumulato dall’azienda è pari a 20,1 milioni di euro: 7,8 milioni per il 2010, 7,5 per il 2011 e 4,8 per il 2012. Lo squilibrio costi-ricavi è in miglioramento, ammette la magistratura, che però sottolinea la necessità di un’adeguata “razionalizzazione dei costi”.

I costi di Sanremo 2011, pari a 20,565 milioni – si legge nella Relazione – risultano sostanzialmente allineati con quelli del 2010 (20,594 milioni), mentre i ricavi crescono di 272mila euro (+2,1%), riducendo dunque il gap costi-ricavi diretti (-301mila euro). Nel 2012 i costi calano a 18,692 milioni (-1,873 milioni rispetto al 2011, -9.1%), mentre i ricavi crescono di 865mila euro (+6,6%): ancora giù, dunque, il differenziale tra costi e ricavi diretti, sceso di 2,738 milioni (da 7,543 a 4,805).
Parallelamente agli ascolti che hanno registrato “picchi superiori al 60%”, è stata “sensibile” la raccolta pubblicitaria, con ricavi “pari a 12,750 milioni per il 2010, 13,022 per il 2011 e 13,887 per il 2012″. La Corte passa in rassegna le singole voci di esborso per l’azienda: in particolare – scrive – i costi esterni (come le “risorse artistiche e autorali”) si sono attestati a 8,393 milioni nel 2011 e 8,223 nel 2012.
Nel 2011 – il conduttore era Gianni Morandi – sono aumentati del 2.8% rispetto al 2010: a pesare maggiormente sono stati i costi per le “risorse artistico autorali” (+10,3%), specie per “coconduttori/cast fisso” (+743mila euro) e “conduzione/direzione artistica” (+331mila di euro), aumenti solo parzialmente compensati dalla riduzione delle spese per gli “ospiti” (-590mila euro).
Nel 2012 – quando si parlò, mai ufficialmente, di cachet da 800 mila euro per Morandi, mentre 700 mila andarono ad Adriano Celentano, tutti devoluti in beneficenza – i costi si sono notevolmente ridotti (18,692 milioni rispetto a 20,565 milioni), mentre i ricavi da spot sono cresciuti di 865mila euro. Una dinamica che ha consentito un “netto miglioramento” del gap tra costi e ricavi (da -7,543 milioni a 4,805 milioni). In sintesi, tuttavia, “l’andamento dei costi risulta ancora nettamente superiore ai ricavi pubblicitari, con negativi riflessi sul MOL aziendale”. Di qui la necessità di “adeguate iniziative volte a conseguire una più significativa razionalizzazione dei costi”.
Nel frattempo, con il festival di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto del 2013, non ancora monitorato dalla magistratura contabile, per la prima volta la Rai ha brindato al pareggio di bilancio: per un budget da 18 milioni (7 per la convenzione con il Comune di Sanremo, 11 di costi di produzione), gli introiti pubblicitari sono stati della stessa entità.
Un andamento virtuoso confermato anche quest’anno: i costi sono stabili, 18 milioni, ma come ha annunciato il direttore di Rai1 Giancarlo Leone, “sono stati già coperti da alcune settimane grazie a pubblicità e sponsor”. Sanremo a costo zero per il secondo anno consecutivo, dunque, anzi le previsioni lasciano pensare a un possibile “saldo attivo”. Utile che potrebbe crescere l’anno prossimo, tenendo conto del fatto che l’esborso per la convenzione scenderà da 7 a 5,5 milioni.

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