19 Marzo 2024, martedì
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Vaticano: Chiesa “povera” di Papa Francesco, milioni in consulenti americani

La Chiesa povera di Papa Francesco spende milioni e milioni di euro in consulenze, avvalendosi del meglio e certamente del più costoso che c’è disponibile al mondo:
McKinsey, Promontory, Ernst & Young, KPMG, Pricewaterhouse, Coopers, Deloitte.

A quanto ammonterà il conto nessuno lo sa, perché, scrive Sandro Magister nel suo blog “Settimo Cielo” e nel sito Chiesa.it,
“a dispetto della decantata trasparenza nulla si sa dei costi di questi aiuti esterni, costi che si presumono ingenti, in particolare quelli a carico dello IOR”
che, come non bastasse il nuovo carico di consulenti,
“ha dovuto coprire con 3,6 milioni di euro una parte del debito di 28,3 milioni, della giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro; e con una decina di milioni di euro ha dovuto colmare metà della voragine lasciata nella diocesi di Terni dal suo ex vescovo Vincenzo Paglia, attuale presidente del pontificio consiglio per la famiglia”.
Per quanto riguarda il solo contratto con Promontory, il presidente dello IOR Ernst von Freyberg ha comunque detto al “Financial Times” che il costo è “well above seven digits”, ben sopra le sette cifre, cioè da 10 milioni di euro in su.
“ Sarà pure “povera e per i poveri” la Chiesa sognata da papa Francesco. Intanto però il Vaticano sta diventando il Paese di Bengodi delle più pregiate e costose fabbriche al mondo di sistemi organizzativi e finanziari”,
ha notato Sandro Magister il 17 gennaio su Chiesa.it.
Anche in altri due post su Settimo Cielo Sandro Magister affronta alcuni aspetti della riforma vaticana e non lo fa da acritico propalatore di retorica altrui ma da giornalista che da decenni segue gli intimi e a volte sconnessi percorsi della Chiesa.
Commentando l’intervista,
”la prima ad ampio raggio, data dal segretario di Stato vaticano Pietro Parolin a Stefania Falasca, su “Avvenire” di domenica 9 febbraio”
Sandro Magister nota un “intenzionale” silenzio nella risposta di Parolin quando l’intervistatrice gli chiede, a proposito della riforma della curia:
“Un ruolo rilevante sembra essere stato assunto dalle commissioni che hanno interpellato anche società di consulenza esterne. A quali criteri risponde e a quali obiettivi mira il contributo di questi organismi?”.
La risposta di Parolin, riporta Sandro Magister, è la seguente:
“Le commissioni sono due:
1. la pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede [a cui appartiene la strana coppia composta da mons. Lucio Vallejo Balda e da Francesca Immacolata Chaouqui],
2. la pontificia commissione referente sull’Istituto per le Opere di Religione.
I loro ruoli e le loro funzioni sono quelli definiti a suo tempo nel documento con cui sono state istituite. Da parte mia, rilevo che tali commissioni hanno un mandato limitato nel tempo e un carattere ‘referente’, cioè la loro finalità consiste nel sottoporre al papa e al consiglio degli otto cardinali suggerimenti e proposte nell’ambito della loro competenza”.
Annota Sandro Magister:
“Stop. Poche parole gelide, se non per ricordare che le due commissioni sono a tempo limitato e sono puramente “referenti”.
“E silenzio assoluto, a dispetto della domanda, sulle “società di consulenza esterne” tipo Promontory, McKinsey, Ernst & Young, KPMG, Deloitte, PricewaterhouseCoopers, che in effetti sono uno degli aspetti più sconcertanti e costosi di questa fase di riassetto della curia romana”.
Suona strano che la Chiesa, dopo duemila anni, senta il bisogno di ricorrere a dei consulenti al di fuori dello Spirito Santo. Le società di consulenza prosperano nel grande mondo delle aziende, per una serie di ragioni: sono il braccio secolare dei capi azienda che vogliono imporre cambiamenti attribuendone l’origine a consiglieri esterni, autonomi e indipendenti; sono utilizzate da dirigenti che non si fidano dei loro sottoposti per lavori di analisi della struttura; i dirigenti capaci in realtà diffidano delle società di consulenza, che raramente conoscono il tema, sfruttano il know how aziendale e poi fatturano salate idee che un buon capo azienda dovrebbe elaborare da solo.
Ma le società di consulenza, da cui sono usciti personaggi di indubbio valore come Vittorio Colao, Corrado Passera, Alessandro Profumo, costituiscono anche un network potentissimo per il collocamento e il riciclo dei manager.
Ci furono dirigenti di livello intermedio che cercarono di sfruttare i risultati di un consulente per denigrare il loro diretto superiore e poi, forti del credito acquisito, cercarono anche di farsi aiutare nella ricerca di posti migliori.
Tutto questo non c’è negli articoli di Sandro Magister, ma c’è lo stupore per il potenziale rischio di conflitto di interesse in cui potrebbe dibattersi Francesca Immacolata Chaouqui, che della Ernst&Young è addetta alle relazioni esterne e è anche componente della commissione che si avvale di quella consulenza. Ma si sa che le vie del Signore sono infinite.
Già il 31 gennaio Sandro Magister aveva già toccato il tema delle consulenze milionarie, scrivendo:
“Le quattro maggiori società al mondo di revisione di bilancio e di consulenza legale e fiscale sono nell’ordine la PricewaterhouseCoopers (PwC), la Ernst & Young, la Deloitte e la KPMG.
“Fino a ieri il Vaticano aveva chiamato in soccorso due di esse, la Ernst & Young e la KPMG, incaricate la prima di ammodernare le attività economiche e di gestione del governatorato e la seconda di allineare agli standard internazionali la contabilità di tutti gli istituti ed uffici con sede entro le mura leonine.
A queste si deve aggiungere la McKinsey che ha
“l’incarico di sfornare “un piano integrato per rendere l’organizzazione dei mezzi di comunicazione della Santa Sede maggiormente funzionale, efficace e moderna”. Quanto basta per seminare il panico tra gli addetti ai lavori, che negli ultimi tempi in Vaticano non sono diminuiti ma aumentati, in un crescendo di confusione”.
Poi c’è il Promontory Financial Group,
“con sede centrale a Washington. Da maggio, una dozzina di suoi operatori si sono installati nei locali dello IOR e passano al setaccio ad uno ad uno i conti dell’istituto, in caccia di operazioni illecite. Altrettanto fanno con i conti dell’APSA, l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica.
Non solo. Dirigenti di spicco di Promontory fanno parte ormai in pianta stabile del vertice dello IOR. Era di Promontory Rodolfo Marranci, il nuovo direttore generale della “banca” vaticana. E sono divenuti senior adviser dello IOR Elizabeth McCaul e Raffaele Cosimo, capi rispettivamente delle sedi di New York e per l’Europa di Promontory. Da oltre Atlantico viene anche Antonio Montaresi, chiamato a dirigere l’ufficio rischi, un ruolo che nello IOR prima non esisteva”.
“Dal 31 gennaio il Vaticano ha scritturato scritturato altre due società.
“Alla PricewaterhouseCoopers ha affidato la “due diligence” dei processi economici, amministrativi e gestionali dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
“Alla Deloitte – già di casa in Vaticano fino al 2011 come revisore dei conti dello IOR – ha dato mandato per la “due diligence” della Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale fondato da padre Pio.
“Per entrambe le società l’obiettivo è di “migliorare i modelli di gestione e garantire trasparenza ed efficienza”.
“La PwC e la Deloitte sono state scelte tra altre società con procedura di gara, su iniziativa della pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economica ed amministrativa della Santa Sede, la commissione di cui è segretario e factotum il sacerdote dell’Opus Dei Lucio Vallejo Balda e di cui fa parte l’ineffabile Francesca Immacolata Chaouqui, che è anche addetta stampa della Ernst & Young”.
Nell’articolo del 17 gennaio, Chiesa.it aveva descritto il turbinio di riorganizzazione che agita il Vaticano e il dilagare in Vaticano delle grandi società di consulenza finanziaria e gestionale:
“La curia di Francesco, paradiso della multinazionali“:
“A padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa e portavoce ufficiale, è stato aggiunto un “senior communications adviser” nella persona del giornalista americano Greg Burke, membro dell’Opus Dei, con un ufficio in segreteria di Stato.
Per non dire dei due addetti stampa che il presidente dell’Istituto per le Opere di Religione, Ior, Ernst von Freyberg, si è portato a Roma la scorsa primavera dalla sua Germania, Max Hohenberg e Markus Wieser, entrambi della Communications & Network Consulting.
Poi c’è la Radio Vaticana diretta dallo stesso Lombardi, con 30 milioni di dollari di passivo annuo e con tanti giornalisti quanti ne servivano una volta per trasmettere in onde corte nelle lingue e nelle regioni più remote del globo, ma ora in sovrannumero.
C’è “L’Osservatore Romano”, altra voragine di costi con le poche migliaia di copie giornaliere della sua edizione principale.
C’è il Centro Televisivo Vaticano, che fa buoni incassi grazie all’esclusiva mondiale delle immagini del papa ma deve fronteggiare spese proibitive con la Sony e altre grandi firme per la modernizzazione delle tecnologie.
E poi ancora c’è il pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, un carrozzone burocratico che avrebbe dovuto fare lui il lavoro ora affidato alla McKinsey, ma evidentemente non ne è stato ritenuto capace.
[…]
Un’analoga moltiplicazione dei ruoli e del personale interessa in Vaticano anche l’Autorità di Informazione Finanziaria, creata alla fine del 2010 da Benedetto XVI, oggi diretta dallo svizzero René Brülhart, costosa star internazionale in materia, e prossima a raddoppiare il suo staff.
A certificare i bilanci dello IOR c’è la Ernst & Young, alla quale il Vaticano ha ora affidato anche la verifica e l’ammodernamento delle attività economiche e della gestione del governatorato del piccolo Stato.
E a un’altra blasonata multinazionale, la KPMG, è stato chiesto di allineare agli standard internazionali la contabilità di tutti gli istituti ed uffici con sede nella Città del Vaticano”.

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