19 Aprile 2024, venerdì
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L’Europa toglie il gesso all’Havana

Il Consiglio Affari Esteri dell’Unione europea ha concesso al Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) e alla Commissione Europea un mandato negoziale per la conclusione di un accordo bilaterale con Cuba, provvisoriamente denominato di dialogo politico e cooperazione.

Oltre la posizione comune
L’approvazione, il 10 febbraio, di questo mandato apre la strada al superamento della cosiddetta “posizione comune”, la dichiarazione unilaterale del Consiglio Ue del 1996 che sottometteva i rapporti tra Ue e Cuba a dei progressi concreti dell’apertura democratica e del rispetto dei diritti umani nell’isola caraibica.

La posizione comune, uno strumento sui generis esistente nella pratica solo nei confronti di Cuba, era stata adottata da un’Europa a 15 per iniziativa dell’allora neoeletto premier spagnolo José Maria Aznar, ed era seguita a un periodo di rapporti altalenanti tra Bruxelles e l’Havana che per un certo periodo valutò la possibilità di aderire al sistema di Lomé (convenzioni che regolano i rapporti dell’Ue con i paesi in via di sviluppo di Africa, Caraibi e Pacifico), per poi declinare l’offerta a causa dell’esigenze in materia democratica.

Dal 1996 in poi, la posizione ingessò i rapporti comunitari con Cuba, senza peraltro ottenere particolari risultati né in materia di sviluppo democratico nell’isola, né di riforme economiche.

L’allargamento dell’Ue nel 2006 venne a irrigidire ulteriormente la posizione comune, a causa della poca simpatia di diversi governi dell’Europa centro – orientale nei confronti di un paese ancora comunista.

Commercio e diplomazia
Ciononostante, pur non potendo concludere un accordo internazionale con Cuba, l’Ue si è nel tempo consolidata come il secondo socio commerciale dell’isola dopo il Venezuela e il primo investitore nel paese. Una volta ristabilita la cooperazione, congelata nel 2003 a seguito degli arresti di dissidenti cubani (il gruppo dei 75) e riavviata nel 2006, l’Ue ha aperto anche una missione diplomatica nell’isola, diretta fino al 2012 da un incaricato d’affari.

Da diverso tempo si cercava una formattazione dei rapporti con Cuba, unico paese d’America Latina non legato da alcun trattato con Bruxelles.

È esattamente questo che il nuovo negoziato persegue: la contrattualizzazione dei rapporti, mantenendo l’essenza delle linee d’attuazione: incoraggiamento delle riforme politiche ed economiche, sistematizzazione del dialogo in materia di diritti umani e libertà fondamentali, facilitazione degli scambi commerciali e degli investimenti.

Nessun accordo di associazione
La posizione comune come tale rimane in vigore e sulla base del negoziato che nei prossimi mesi il Seae e la Commissione porteranno avanti, gli stati membri valuteranno se abrogarla, sostituendola con il nuovo trattato, che non sarebbe però un accordo d’associazione (che richiede un livello di compenetrazione politica attualmente non raggiungibile con Cuba). Il trattato equivarrebbe a quelli di prima generazione, conclusi negli anni ottanta-novanta.

È un cauto passo avanti che dovrebbe permettere all’Ue di consolidare i rapporti con Cuba e che anche all’Havana dovrebbe interessare: il futuro del sistema attuale si complica infatti alla luce dell’indebolimento economico del Venezuela dopo la morte di Chávez.

Tra Chávez e i Castro si era sviluppato un rapporto di fraterna collaborazione ideologica – economica, nella quale il presidente venezuelano ricercava legittimità rivoluzionaria a cambio di petrolio. Il tutto completato da varie “missioni” di cooperazione nei paesi dell’Alleanza bolivariana per le Americhe, finanziate dal petrolio venezuelano e spesso composte da personale cubano, specie nel campo sanitario. Il Venezuela aveva nei fatti sostituito l’Urss.

Necessario quindi mantenere un cauto riformismo che permetta di aprire qualche spiraglio per il miglioramento del livello di vita della popolazione. Le riforme a Cuba sono sempre e solo economiche e molto limitate: il sistema cubano non crede minimamente alle virtù su larga scala del mercato, al massimo cerca di lasciare qualche spazio a iniziative di poca portata.

L’ultima serie di riforme prevede rilassamenti in materia di compravendita d’immobili, automobili e iniziative imprenditoriali: le prime due sinora impossibili ai privati, la terza molto limitata.

Vertice Celac
Cuba, pur avendo rapporti altalenanti con l’Europa e molto tesi con gli Usa, non è stata mai davvero emarginata dalla famiglia latinoamericana: il recente vertice della Comunità Economica dell’America Latina e dei Caraibi (Celac), organizzazione americana che esclude Usa e Canada e che sta acquisendo maggiore importanza rispetto all’Organizzazione degli Stati Americani, è stato un grande successo, con l’infrequente presenza di 32 capi di stato su 33 (assente solo il panamegno Martinelli, in cattivi rapporti con l’Havana).

E Messico e Brasile, le due potenze emergenti latinoamericane, stanno dimostrando la loro volontà di competere sullo scenario cubano (il Messico ha condonato 70% del debito dell’Havana, il Brasile ha investito nel porto di Muriel).

Cuba ha un’importanza simbolica in America Latina, molto al di là dell’effettivo peso dell’isola che è ridotto. Accompagnare le riforme che inevitabilmente verranno da posizioni privilegiate è quello che Ue, Messico e Brasile stanno perseguendo; ognuno a suo modo.

Persino gli Stati Uniti, pur bloccati dalla sensibilità che il dossier cubano ha per la politica americana, specie e in uno stato chiave come la Florida, hanno intrapreso un cammino sottotraccia per ravvivare i rapporti economici e i contatti con Cuba.

La prossima fase dei rapporti tra Ue e Cuba sarà quindi inevitabilmente caratterizzata da flessibilità e realismo che dovrebbero essere facilitati dal nuovo quadro istituzionale.

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