5 Novembre 2024, martedì
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Milano maglia nera con le banche (-2,63%). Male Wall Street: per il Nasdaq (-2,6%) peggior calo dal novembre 2011

Wall Street chiude in profondo rosso sui minimi della seduta:il Dow Jones perde il 2,06% a 15.375,24 punti, il Nasdaq cede il 2,61% a 3.996,96 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 2,3% a 1.742,2 punti. Per il Nasdaq si tratta del peggior calo dal novembre 2011.

Lunedì nero anche per Piazza Affari. A fine seduta il FTSE MIB cede il 2,63%. Male anche le altre Borse europee ma con ribassi più contenuti (indice Eurostoxx -1,61%). Mentre prosegue in forte ribasso anche Wall Street che cede un punto percentuale.

I listini vanno male per tre motivi. In mattinata sono arrivati dati macro negativi dalla Cina (Pmi servizi è sceso a gennaio a 53,4 punti da 54,6, l’andamento peggiore negli ultimi 5 anni); lindice Ism che misura l’andamento del settore manifatturiero negli Stati Uniti a gennaio è calato più del previsto a 51 punti da 56,5 punti.

A questo clima macro negativo si aggiunge un clima generale da storno dopo le recenti accelerazioni. Fa eccezione la Borsa di Atene ha chiuso in controtendenza, registrando un +2,65%, con l’Indice Athex a 1.208,14 punti.

In Europa, le vendite hanno colpito un po’ tutti i settori con in testa auto e banche, le prime alla luce dei dati sulle vendite in Francia e di Gm e Ford, in attesa di quelli italiani, le seconde per gli accantonamenti dei Lloyd’s e in vista degli stress test.

A Piazza Affari acquisti invece su Intesa Sanpaolo dopo che il Financial Times, nel fine settimana, ha riportato la notizia che la banca starebbe studiando la creazione di una bad bank in cui far confluire 55 miliardi di prestiti in sofferenza.

Oltre al titoloIntesa Sanpaolo, in controtendenza sulla notizia non smentita, sotto i riflettori a Pazza Affar i titoli bancari mentre il tema dei prestiti in sofferenza continua a preoccupare il mercato a pochi giorni dalla riunione della Bce che potrebbe annunciare interventi non convenzionali tra cui non sono escluse misure specifiche sui bad loans. Un articolo del Wall Street Journal riferisce come alcune delle banche spagnole che più hanno sofferto dalla crisi finanziaria dalla quale sono uscite con gli aiuti dell’Europa, stanno mostrando un miglioramento dei risultati finanziari, ma allo stesso tempo peggiorano i prestiti in sofferenza.

Giù il Banco Popolare che ha recentemente annunciato una ricapitalizzazione da 1,5 miliardi, insieme aBanco Popolare, Bpm, Carige e Mps. alcuni analisti ipotizzano che anche Bper e Creval potrebbero dover chiedere nuovi mezzi al mercato per un ammontare che Intermonte stima rispettivamente in 400 e 200 milioni di euro. Bene Cnh e Campari, negativo il titolo Fiat.

In Europa, le indicazioni positive sono arrivare dall’indice Markit Pmi manifatturiero dell’Eurozona che a gennaio è salito a 54 punti da 52,7 di dicembre, il livello più alto raggiunto da 32 mesi, ossia da maggio 2011. Ancora più indicativo il dato tedesco: in Germania, l’indice della produzione industriale di gennaio è salito per il sesto mese consecutivo sostenuto sia dalla domanda estera che da quella interna. Oltre alla Germania meglio delle previsioni ha fatto la Francia, mentre per l’Italia il Pmi manifatturiero a gennaio è risultato in lieve calo a 53,1.

Dall’Asia, invece, si confermano le indicazioni di un rallentamento dell’economia cinese mentre al momento non sembrano stemperarsi le tensioni sui mercati dei paesi emergenti.
L’atteggiamento degli investitori è molto prudente, da un lato in seguito ai precedenti segnali di arretramento dei corsi provenienti da Wall Street, dall’altro per il minore ottimismo sul fronte degli scenari macroeconomici. Un dato per tutti: a Wall Street gli indici S&P 500 e Dow Jones hanno terminato il mese di gennaio con il peggior calo dal maggio 2012.

L’euro chiude in recupero a 1,3502 dollari dopo essere sceso a un minimo da due mesi sul biglietto verde a quota 1,3475. A far arretrare la valuta Usa è stato l’inatteso tonfo dell’indice Ism manifatturiero. Le aspettative che la Bce intraprenda misure di allentamento quantitativo per frenare le spinte deflazionistiche continuano però a tenere sotto pressione la moneta unica, che tocca il picco negativo da novembre sullo yen a quota 136,93 e il minimo da sei settimane mesi sul franco svizzero a quota 1,2188. I timori per la tenuta dei mercati emergenti, rinfocolati dal calo dell’indice Pmi cinese, continuano a spingere gli investitori verso valute rifugio come lo yen, salito fino a quota 101,20 sul dollaro, massimo da un mese (cambio euro/dollaro e convertitore di valute).

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