10 Dicembre 2024, martedì
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Winx, le fatine d’oro di Straffi

Nel 2005, quando il fenomeno Winx stava esplodendo, i ricavi della casa d’animazione Rainbow erano di 12 milioni di euro. Nel 2012 ne ha fatturati 48 milioni, ma durante il picco della notorietà delle fatine, nel 2010, è arrivata a superare i 61 milioni, una crescita del 400% in cinque anni. E il 60% dei ricavi della Rainbow è dipeso proprio da loro, dalle Winx, la creazione di Iginio Straffi che ha fatto il giro del mondo, fino a essere trasmessa in 156 paesi e a essere presente con vari prodotti che ne sfruttano l’immagine nei negozi di giocattoli, nella grande distribuzione, nelle cartolerie e nei negozi di abbigliamento. Perché il merchandising è la fetta più importante del giro d’affari, cinque volte più importante dei diritti tv.
Con qualche conto a spanne si riesce a stabilire che per il gruppo Rainbow, a cui oggi appartengono 11 aziende, le Winx hanno fruttato circa 300/320 milioni di euro da dieci anni a questa parte, mentre nel mondo le stime parlano di un giro d’affari di 1,5 miliardi di euro all’anno per tutti i prodotti col loro Winx, dal merchandising ai diritti televisivi. Un moltiplicatore fenomenale.
Da ieri Rainbow festeggia i dieci anni delle Winx. Una data simbolica, perché il 28 gennaio del 2004 le sei fatine sono apparse per la prima volta su Rai 2, nella prima delle sei serie di Winx Club finora prodotte. In realtà Straffi aveva concepito le fatine molto tempo prima e con il suo team ha poi lavorato per mettere a punto le caratteristiche dei personaggi che hanno fatto poi breccia nelle bambine. Un caso, quello della Rainbow, studiato anche dalla London Business School come esemplare a partire dal 2011, un’attenzione che prima di allora era stata riservata solo ad altre due aziende italiane, Ferrari e Ducati.

Domanda. Straffi, le Winx sono un fenomeno mondiale e non si discute. I vostri ricavi, però, hanno avuto il picco nel 2010, poi sono calati nel 2011 (-9,4%, 55,2 mln) e nel 2012 (-12,5%, 48,3 mln). Cosa è accaduto?
Risposta. I risultati hanno risentito della situazione economica dell’Italia e dei mercati vicini, dalla Francia alla Spagna, ma nel 2013 abbiamo cominciato a recuperare, con almeno un +5% di crescita nei ricavi e il doppio nei margini. Abbiamo rifocalizzato molto sull’Italia, dopo che negli ultimi anni ci eravamo concentrati su altri paesi.

D. Può essere fisiologico anche un calo di notorietà, no?
R. Un calo può essere fisiologico. Ma in Italia abbiamo pagato lo scotto di esserci concentrati su altri mercati, oltre che il ritardo nell’arrivo della quinta serie, quando è entrato come coproduttore Nichelodeon Usa e abbiamo rivisto un po’ di cose. Da allora la serie successiva è arrivata subito dopo e per giunta quest’anno ci sarà anche il nuovo film.

D. Il merchandising ha sofferto?
R. Il calo ha riguardato soprattutto il merchandising, ma anche le tv hanno abbassato i budget. Oggi si fa fatica ad avere i 15/16 mila euro a puntata di qualche tempo fa, spesso costano più i doppiaggi rispetto a quanto ci offrono. Per non parlare del mercato dei dvd, morto senza che si sia trovata un’alternativa. Sul licensing la crisi si è fatta sentire: chi doveva comprare uno zainetto spesso ha deciso di usare quello dell’anno prima. Noi siamo calati, ma ci siamo comunque difesi.

D. Di fatto le fatine resistono e sono desiderate anche dalle bambine di 5 anni, le nuove leve. Qual è il loro segreto? Il marketing?
R. Prima di tutto funziona il prodotto. Ai bambini il marketing interessa ma fino a certo punto. Se il personaggio non è simpatico possiamo inventarci qualunque cosa ma non decolla. In questa storia i personaggi hanno qualcosa che ha fatto e fa battere il cuore, ha fatto emozionare, è stato azzeccato dal punto di vista dei contenuti e della grafica. E siamo stati capaci di renderlo sempre nuovo. Ogni serie non ripete mai la stessa storia, ci sono sempre nuovi personaggi, non abbiamo voluto sederci sugli allori, ma proseguire con un lavoro duro, con ricerche e focus per capire come rendere le Winx ancora interessanti per il loro pubblico.

D. Quindi cambiano con le generazioni.
R. Abbiamo avuto successo dieci anni fa e potevamo semplicemente sfruttare quella notorietà, ma sarebbe andata scemando. Le bambine di oggi sono diverse da quelle di allora e così le storie della serie 6 non sono le stesse di allora. Poi c’è tutta l’attenzione al prodotto in termini di marketing, tutto quello che è stato possibile fare.

D. Avete costruito il vostro tesoro, insomma.
R. Abbiamo ricavato 300/350 milioni di euro ma abbiamo anche fatto grossi investimenti. Abbiamo fondato un’azienda che produce solo film, dato un contributo importante al parco di Valmontone. Grazie a questo abbiamo ancora il brand in prima posizione.

D. Cosa c’è dopo le Winx?
R. Ora abbiamo buoni segnali da Mia and me. Ma non so se arriveremo mai ai livelli delle Winx. Non è un fenomeno solo italiano. Non c’è mai stato in tutta la storia dell’animazione europea un fenomeno come quello delle Winx. In Italia sono stati creati personaggi diventati famosi come Tex Willer o altri, gli inglesi hanno prodotto personaggi come Peppa Pig o i Teletubbies, ma non è stato mai raggiunto il picco di vendite e in così tanti paesi come è accaduto con le Winx. Bisogna andare a cercare i grandi casi americani per trovare un confronto.

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