25 Aprile 2024, giovedì
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Società di capitali, risarcibile il danno “personale” subìto dai soci

I soci di una società di capitali non hanno titolo al risarcimento dei danni che costituiscano il <<mero riflesso>> del pregiudizio arrecato alla società da terzi. Essi costituiscono infatti una mera porzione di quello stesso danno subito dall’azienda, e dunque la reintegrazione a favore del socio sarà solo quella indiretta di cui eventualmente beneficerà la società.

Diverso è però il caso in cui il danno non possa considerarsi <<giuridicamente riflesso>>, come per esempio nel caso di lesioni della sfera personale del socio – diritto all’onore o alla reputazione – o anche di taluni specifici danni patrimoniali, come quelli derivanti dalla perdita di opportunità personali, economiche e lavorative, o dalla riduzione del cd. merito creditizio. Ebbene, in tutti questi casi scatta in favore del socio il diritto al risarcimento da parte del terzo responsabile.

Lo ha stabilito la Corte di cassazione, con la sentenza 27733/2013, accogliendo il ricorso di due soci di una società poi dichiarata fallita (a seguito dell’incasso a saldo di alcune forniture di assegni poi rivelatisi privi di copertura) che chiedevano il risarcimento dei danni subiti in prima persona, e cioè: la difficoltà ad intraprendere nuove attività, la necessità di abbandonare la libera professione per via della depressione e la chiusura dei conti correnti personali, nonché quellI legate alla vita di relazione.

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