29 Marzo 2024, venerdì
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Duecento detenuti in meno a settimana I primi effetti del decreto svuota carceri

Un passetto alla volta, il carcere è meno sovraffollato di qualche tempo fa. Gli effetti del decreto di dicembre si vedono: grazie ai conteggi più favorevoli del premio di buona condotta, ad esempio, passato da 45 a 75 giorni per semestre di detenzione, ogni settimana ci sono 200 detenuti in meno nelle celle. E così oggi in carcere ci sono 62.400 detenuti (a fronte di una capienza regolamentare di 48.000 posti). Erano 64.545 a metà ottobre. «Da un monitoraggio settimanale sulla popolazione carceraria – ha spiegato ieri in Parlamento il direttore del dipartimento penitenziario, Giovanni Tamburrino – abbiamo visto un decremento ormai abbastanza stabilizzato». Secondo le sue previsioni, la popolazione carceraria dovrebbe scendere rapidamente sotto la soglia dei 60.000 detenuti. Ma non basta. Entro maggio, quando l’Europa ci farà un nuovo esame, dovrebbero essere stati ultimati e consegnati 4.500 nuovi posti letto, salendo a 52.500. A quel punto il sovraffollamento non dovrebbe essere più bestiale come è oggi.

 

La Camera, poi, da parte sua, ha quasi terminato l’esame del ddl sulla nuova custodia cautelare, a prima firma di Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia: in futuro sarà possibile finire in cella non più sulla base della mera gravità del reato, ma solo quando sia dimostrato e motivato il pericolo «concreto e attuale» di fuga o di reiterazione del reato.

 

L’associazione nazionale magistrati aveva sollevato alcune perplessità nelle settimane scorse. Ai magistrati sembrava che la stretta fosse troppo rigida e che in pochissimi sarebbero finiti in cella. Ieri i partiti hanno sostanzialmente deciso di andare avanti lo stesso. Dice così la deputata Anna Rossomando, Pd, relatrice: «Con la nuova custodia cautelare stiamo varando una riforma strutturale e una misura di civiltà. Se avessimo solo voluto sfollare le carceri, avremmo spinto per l’amnistia. Ma naturalmente la riforma, quando sarà legge, avrà anche un effetto sull’affollamento delle celle». A questo proposito parlano i numeri snocciolati ieri da Tamburrino: «Sono 24mila i detenuti in custodia cautelare: circa 12mila in attesa di primo giudizio, gli altri 12mila in attesa del giudizio di appello o di Cassazione». In tutta evidenza, se fossero meno i detenuti in attesa di giudizio il problema del sovraffollamento sarebbe già risolto.

 

Tamburrino è favorevolissimo alle misure sulla liberazione anticipata speciale «che bisogna distinguere rispetto ai fenomeni indulgenziali o estintivi: di fronte alla necessità di un equilibrio, questa misura ha buona efficacia ed è la meno lesiva delle esigenze di sicurezza e giustizia». Il premio per buona condotta, infatti, «non è un’estinzione della pena, ma una riduzione concessa sul presupposto di una sua effettiva espiazione. C’è poi un’applicazione caso per caso e non per categorie di reati, anche se è un’applicazione ampia che può interessare l’80% dei casi. Inoltre è applicata in base alla meritevolezza ed è passibile di revoca se si commette un reato durante la detenzione».

 

La precisazione di Tamburrino fa chiarezza in una polemica di questi giorni. I grillini e i leghisti infatti gridano all’indulto mascherato. Sostiene Alfonso Bonafede, M5S: «Si prevede che il 100% dei detenuti che già avevano ottenuto lo sconto previsto dalla vecchia legge adesso otterranno l’ampliamento fino al 40% di sconto della pena! Ciò vuol dire che ci sarà un automatismo certo…». Gli risponde Danilo Leva, Pd: «Al contrario, il Dap conferma che la liberazione anticipata speciale non è un indulto mascherato bensì un provvedimento diverso per natura, funzione, presupposto e modalità di applicazione. La sua adozione è indispensabile per adeguare il nostro sistema penale alla sentenza Torreggiani».

 

E se i grillini vorrebbero limitare al massimo le concessioni, gli avvocati rappresentanti dall’Unione camere penali avrebbero voluto più coraggio: «L’indulto – dice il presidente Valerio Spigarelli, contrariato dal meccanismo di una doppia verifica che si chiama “rivalutazione del detenuto” – è un beneficio automatico che spetta anche a chi non dia segnali di ravvedimento, la liberazione anticipata no».

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