Tasse sulla casa, si cambia ancora: i Comuni potranno aumentare dal 2,5 per mille al 3,5 per mille la Tasi, la nuova imposta sui servizi indivisibili, sulla prima casa, e dal 10,6 per mille all’11,6 per mille quella sulle seconde case. La decisione, scrive Enrico Marro sul Corriere della Sera, è contenuta in un emendamento al decreto legge che ha abolito la seconda rata dell’Imu sulla prima casa per il 2013.
Il dl sarà esaminato lunedì 6 gennaio in Senato e con questo emendamento permetterà ai sindaci di trovare quel miliardo e mezzo ritenuto indispensabile per far quadrare i propri bilanci. I soldi che arriveranno dall’aumento dell’aliquota, però, dovranno essere usati almeno in parte per detrazioni a favore di famiglie e persone svantaggiate.
“Anche se l’aumento è una facoltà è probabile che molti comuni lo decideranno, rendendo di fatto per i proprietari il costo della Tasi, la tassa sui servizi indivisibili (illuminazione, polizia locale, eccetera), molto simile alla vecchia Imu, le cui aliquote di base erano del 4 per mille sulla prima casa e del 7,6 per mille aumentabile fino al 10,6% sulle seconde. Su queste ultime, in particolare, la Tasi rischia di aggravare il prelievo rispetto al 2013″.
Nel frattempo, però, i cittadini non sanno ancora quanto dovranno pagare, e nemmeno quando.
La versione finale della legge di Stabilità ha infatti mantenuto la data del 16 gennaio come scadenza per la prima rata della Iuc (Tasi e Tari), ma ha dato ai comuni la facoltà di posticipare questa data, oltre che di stabilire il numero di rate annuali in cui dovrà essere suddivisa la nuova imposta. Se il comune non avrà preso entro il 16 una decisione né sull’aliquota da applicare né sulla scadenza della prima rata, come dovrà comportarsi il cittadino? Dovrà pagare, al massimo il 16 gennaio, la Tasi con l’aliquota base dell’uno per mille e la Tari versando la stessa somma pagata per la vecchia tassa rifiuti con la prima rata del 2013, spiegano i tecnici del Tesoro. Stando così le cose è evidente che tutti si ridurranno all’ultimo minuto a meno che i comuni non stabiliscano in massa uno slittamento del termine del 16 gennaio.
Resta ferma, invece, la scadenza del 24 gennaio per il pagamento della cosiddetta mini-Imu in quei comuni, circa 2.500, che hanno deliberato un aumento dell’aliquota base del 4 per mille. Qui i proprietari dovranno coprire il 40% della differenza tra l’aliquota maggiorata e il 4 per mille. Nella maggior parte dei casi si tratta di qualche decina di euro, ma anche qui bisognerà ricorrere ai Caf o comunque all’assistenza di professionisti. Il rischio di un grande ingorgo è reale.