16 Aprile 2024, martedì
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I forconi non si arrendono: domenica davanti al Papa

È inutile, in questo strano e pazzo Paese non si è capaci neppure di fare la rivoluzione. Troppo diversi per non dividersi. Troppo egocentrici per non litigare.

E chi temeva, o sperava, di vedere in tv le stesse scene del luglio scorso in piazza Tahrir al Cairo, quando un colpo di stato militar-popolare mise agli arresti il presidente Morsi, ha visto solo un bel film. I forconi sono rimasti inforcati.
Il giorno dopo il fallimento della manifestazione di Piazza del Popolo a Roma è rimasta solo la spazzatura da portar via. E tanta delusione. È deluso Augusto Zaccardelli (Movimento autonomo autotrasportatori) che si è guardato bene dall’andare in piazza a fianco di Danilo Calvani and friends (Movimento 9 dicembre), che sperava di mandare tutti a casa in 24 ore, e che invece è stato l’unico a levare le tende. «Un po’ di delusione c’è ma si sapeva che sarebbe finita così. Non puoi pensare di portare in piazza persone che sono state fino a ieri ai caselli, in mezzo a quelli della destra estrema. La manifestazione andava bene ma Calvani ha commesso un errore e ne ha fatto una cosa troppo personale. Proverò a chiamarlo domani (oggi, ndr)». Invece delle quindicimila teste previste, se ne sono viste a mala pena tremila. «Il flop lo vedono solo i giornalisti – ulula Calvani, agricoltore di Latina, quello della Jaguar – i veri infiltrati sono Letta, Alfano, Napolitano», dice riferendosi a chi gli ha contestato di aver accolto a braccia aperte membri di Forza Nuova e CasaPound. «Sono anche loro il popolo». Ma quell’altro popolo non c’è stato ed è rimasto a casa. «Noi però siamo ancora qui. Andremo avanti e ci faremo sentire, questo è solo l’inizio. I margini per andare avanti ci sono, ci dobbiamo rivedere e decidere cosa fare. Intanto domenica ci raduneremo davanti al Papa per l’Angelus. Chi vuole rientrare con noi può farlo ma deve avere la modestia di sentire tutti quanti». E ogni riferimento a Calvani and friends è puramente voluto. Non vogliono sentir parlare di marcia indietro. «Per carità, semmai marcia avanti e barra dritta. Bisogna mettere il punto alla fine della frase e raggiungere lo scopo: discutere col governo».
Il tempo di riorganizzare i ranghi e di sferrare il prossimo attacco al Palazzo. I presidi continueranno ad oltranza fino a Natale e prima di Capodanno è prevista una nuova bordata.
Fa eco a Zaccardelli il capo dei capi Mariano Ferro (Popolo dei Forconi), primo vero leader della protesta iniziata undici giorni fa a Torino, che se n’è rimasto buono buono nella sua Sicilia (anche se ieri era a Roma) gustandosi al tg la figuraccia dell’ex compagno Calvani che ha pure bucato la convocazione dei giudici di Torino come persona informata dei fatti perché «non ho i soldi per il viaggio». «Quelli di Piazza del Popolo non erano forconi. Qualcuno si è messo in testa di fare la rivoluzione da solo. Avevamo detto no all’apertura a frange estreme, non volevamo unirci ad alcuna sigla, figuriamoci con Casa Pound. Calvani si è tirato fuori. Il messaggio sbagliato è stato quello di aver voluto mettere insieme organizzazioni di partito e gente che lavorano. Spero però che si capisca che a darsi la zappa sui piedi è stato lui, non tutto il movimento».
È vero, il mercoledì da Forconi ha ridimensionato tutta la fatica di dieci giorni di «tutti a casaaaa». Ma a parte i deliri dell’ex concorrente all’Isola dei Famosi Davide Fabbri (quello che tirò le banane alla Kyenge), leaderino del movimento, gli altri non hanno perso energia. «Non ci fermeremo e non molleremo la presa, potete stare tranquilli – rassicura Ferro – o questa volta si risolve o che Dio ci salvi. Faremo il punto per programmare il dopo Capodanno, poi il 7 gennaio torneremo. Tutto quello che è accaduto non finirà nel nulla. Non siamo stati al freddo per giorni e fatto tutto questo can can per finire in tv, ma per avere risposte e suonare l’allarme. La mia preoccupazione è che il governo pensi che tutto si riduca a tremila persone. Ma sono tre milioni quelli che non ce la fanno più in Italia». «Domenica porteremo questo messaggio a Papa Francesco, che è uno di noi», sussurra con un filo di voce la vera star dei forconi Lucio Chiavegato (Life). Fanno quasi tenerezza.

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