“Bartolomeo Gagliano è un serial killer? Io non lo sapevo”. Salvatore Mazzeo, direttore del carcere di Marassi a Genova, dopo l’evasione del pericoloso serial killer ha dichiarato di non sapere chi fosse. Un’affermazione smentita da un documento del 19 luglio 2013 e pubblicato sul Corriere della Sera, in cui si legge come i capi di imputazione per Gagliano siano di “omicidio” nel 1982 e nel 1985, oltre che rapina e sequestro.
“Stando agli atti, per noi è solo un rapinatore”, ha dichiarato Mazzeo. Ma tutti nel carcere di Marassi, dal direttore al magistrato di sorveglianza, sapevano chi era. Anna Maria Cancellieri, ministro della Giustizia, ha ribadito che il personale del carcere era perfettamente a conoscenza dell’ampio curriculum criminale di Gagliano.
Il ministro conferma così il documento pubblicato da Francesco Battistini in un articolo del Corriere della Sera, documento che dimostra come il direttore del carcere non poteva non sapere chi fosse Gagliano. Spiegando che in carcere tutti erano a conoscenza delle attività criminali di Gagliano, la Cancellieri ha dichiarato:
“Dico questo per sgombrare il campo dagli equivoci sorti dopo le prime dichiarazioni del direttore del carcere di Marassi che sembrava sostenere che il carcere non aveva conoscenza della storia criminale del detenuto, cosa smentita dalla corrispondenza intercorsa tra la direzione del carcere e la magistratura di sorveglianza”.
Il giudice di sorveglianza “ha concesso il permesso sulla base di tutti gli elementi di conoscenza che erano necessari al fine di adottare quella delicata decisione, stando alle risultanze sin ad ora acquisite”.
Il documento rinvenuto da Battistini e pubblicato sul Corriere della Sera inizia così:
“«Data: 19 luglio 2013. Destinatario: Direzione Casa circondariale di Genova Marassi. Mittente: Daniela Verrino, giudice di sorveglianza. Oggetto: detenuto Bartolomeo Gagliano…».
Gli atti d’altronde parlano chiaro. Omicidio nel 1982 e nel 1985, con aggiunta di rapina e sequestro:
“Gli atti dicono altro: già cinque mesi fa, proprio a Mazzeo, e alla vigilia del primo permesso premio firmato dal giudice Verrino e controfirmato dal direttore, era arrivata a Marassi un’informativa che spiegava bene con chi si avesse a che fare. È una lettera protocollata d’un paio di pagine che il magistrato ebbe il dovere d’inviare. Un riassunto del casellario giudiziale e di tutti i reati che ha commesso Gagliano nella sua lunga vita criminale, anche prima d’entrare nella prigione genovese. «Perché bastava andare su Internet per capire che non era solo un rapinatore», spiega don Paolo Gatti, il cappellano, che alla libera uscita estiva accompagnò Gagliano. O bastava leggere la prima riga di quello sterminato elenco spedito al direttore Mazzeo: «24/04/1982, sentenza del giudice istruttore di Savona: omicidio, art. 575 c.p.»”.