26 Aprile 2024, venerdì
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Pensioni, calano gli under 60. Mezzo milione di 50-69enni non ha versato contributi

Calo vertiginoso, in vent’anni, dei pensionati under 60. In due decenni l’incidenza degli individui che si sono ritirati dal lavoro prima dei 60 anni è scesa di circa 37 punti percentuali, dal 79,4% del 1993 al 42,5% del 2012, con una riduzione ancora maggiore tra gli uomini (-42,2 punti percentuali). Da notare che circa tre quarti dei ritirati dal lavoro, 2,621 milioni di individui, hanno dichiarato di essere andati in pensione in maniera anticipata rispetto all’età massima alla quale era possibile farlo. E’ quanto emerge dal report dell’Istat “Conclusione dell’attività lavorativa e transizione verso la pensione”, relativo all’anno 2012. In generale, la durata media delle carriere lavorative dei ritirati dal lavoro di 50-69 anni è di 36,2 anni, in lieve aumento rispetto al 2006 (era di 35,1 anni). Le carriere continuano a essere mediamente più lunghe per la componente maschile (37,6 anni contro 33,9 anni delle donne). Si allungano le carriere contributive: rispetto al 2006 il numero medio di anni di contributi versati sale da 34,0 a 35,4 anni. I periodi di contribuzione sono mediamente inferiori per le donne e per i pensionati del Mezzogiorno. Nel 2012 l’età media in cui i ritirati dal lavoro di 50-69 anni hanno iniziato a ricevere la pensione da lavoro si attesta a 58 anni (era 57,1 nel 2006). A causa di carriere lavorative meno regolari, le donne tendono ad andare in pensione leggermente più tardi rispetto agli uomini. L’età media è più alta nel Mezzogiorno, conseguenza anche del posticipato ingresso nel lavoro rispetto al Nord. Circa tre quarti dei ritirati dal lavoro di 50-69 anni è andato in pensione in maniera anticipata rispetto all’età prevista per la pensione di vecchiaia. Tale quota è molto elevata per la componente maschile, oltre il 90%, e nell’area settentrionale. Il pensionamento anticipato ha riguardato in particolare la componente maschile (90,3% contro il 47% delle donne) che costituisce oltre i tre quarti di questo aggregato, soprattutto nelle regioni settentrionali. Quasi due terzi di chi è andato in pensione anticipatamente possiede al massimo la licenza media e in circa sei casi ogni dieci si è ritirato dal lavoro tra 55 e 59 anni, in particolare le donne. Secondo il rapporto dell’Istat, inoltre, sono 541 mila gli individui di 50-69 anni che dichiarano di non aver ancora versato alcun tipo di contributo previdenziale, con il rischio di non poter provvedere in maniera autonoma al proprio sostentamento in età avanzata. Tra le donne l’incidenza sale al 9,6%, contro il 6,7% degli uomini. Mentre sono 411 mila gli occupati 50-69enni (il 6,6% degli occupati in questa fascia di età) che, pur percependo già una pensione da lavoro, stanno prolungando volontariamente l’attività lavorativa. In questo gruppo sei individui su dieci, nella maggior parte dei casi lavoratori dipendenti, continuano a lavorare per motivi economici. In due terzi dei casi gli occupati che percepiscono una pensione da lavoro proseguono l’attività spinti dall’esigenza di aumentare il proprio reddito. La motivazione economica è espressa in misura maggiore dalle donne e nelle regioni centrali, mentre gli uomini presentano una quota superiore di individui che continuano a lavorare per motivi non economici. I fattori non economici sono più diffusi tra gli occupati indipendenti (34,4% contro 25,5% dei dipendenti), mentre le ragioni economiche sono citate più spesso da quanti esercitano professioni meno qualificate, tra chi possiede un titolo di studio fino alla licenza media, tra i rappresentanti e gli esercenti del commercio, gli agricoltori e i conducenti dei mezzi di trasporto, i lavoratori dei settori dell’agricoltura e delle costruzioni.

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