Per i deputati pugliesi M5S, intervenuti in Aula durante il dibattito, si tratta del solito schema: socializzazione dei costi e privatizzazione dei profitti
È approdata alla Camera la Ratifica ed esecuzione dell’accordo tra l’ Albania, la Grecia e l’Italia sul progetto TAP (Trans Adriatic Pipeline). Sul progetto non mancano le critiche: in prima linea la forte opposizione dei deputati pugliesi del MoVimento 5 Stelle che, dopo aver ottenuto l’audizione di esperti in Commissione Affari Esteri la scorsa settimana, oggi hanno ribadito in Aula la loro ferma contrarietà all’opera.
“Questo gasdotto – ha sottolineato il deputato leccese Diego De Lorenzis (M5S) nel suo discorso – è un’opera di corruzione dei partiti e del potere finanziario. È un favore di 25 anni alle banche che garantiscono gli investimenti del consorzio secondo il solito schema: privatizzare i profitti e socializzare i costi”.
“Ci chiediamo – ha poi incalzato il collega Emanuele Scagliusi (M5S) nel suo intervento in Aula – se la registrazione del TAP presso un noto paradiso fiscale non sia in conflitto con il piano “Destinazione Italia” che il governo italiano si appresta a varare. Pi ù che per attirare gli investimenti esteri e favorire la competitività delle imprese italiane ci sembra che il TAP sia un progetto strutturato per facilitare la fuga di capitali verso una chiara ‘destinazione Svizzera’ o ‘destinazione ignota’”.
Il gasdotto, infatti, per stessa ammissione del rappresentante legale di TAP in audizione al Senato, Giampaolo Russo, sostituisce una fonte di gas più costosa per migliorare i margini degli acquirenti del gas, non garantendo alcun risparmio in bolletta per gli italiani. Un progetto su cui tutti i parlamentari pugliesi M5S sembrano decisi a non mollare: “Sono anni che la Puglia investe e lavora per conquistare un posto di rilievo nel turismo nazionale ed internazionale e finalmente si incominciano a vedere i primi risultati – dichiarano i parlamentari 5 Stelle – D’altro canto, il consumo di gas in Italia e in Europa è in flessione da anni tanto che alcune centrali a turbogas sono spente o con i conti in rosso per un’offerta sovrabbondante rispetto alla domanda attuale e futura. Del resto è lampante che l’epoca dei combustili fossili, che non sono mai energia pulita, è finita. Il gasdotto TAP non porterà nuovi posti di lavoro e, in ogni caso, meno di quelli che potrebbero nascere investendo nelle rinnovabili e da una politica volta all’efficienza energetica nonché alla valorizzazione del territorio. Chiediamo che il consorzio costruttore del gasdotto TAP sia registrato in un paese del territorio italiano, quindi sottoposto a tassazione dei profitti nel nostro Stato, e che non sia concessa alcuna forma di sostegno pubblico diretto o indiretto, italiano, europeo o internazionale al consorzio costruttore, alle banche o alle aziende coinvolte”.
Trasmesso e pubblicato
Ufficio stampa
on. Giuseppe L’Abbate