26 Aprile 2024, venerdì
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Le riforme di Papa Francesco

Si intitola “Evangelii gaudium”, la gioia del Vangelo, ed è il primo manifesto programmatico del pontificato di Bergoglio. Nell’esortazione apostolica, cinque capitoli divisi in 288 brevi paragrafi, Papa Francesco sintetizza affronta tutti i temi a lui più cari in un mix di appelli, inviti e rassicurazioni. Sintetizza quanto emerso un anno fa dal Sinodo sulla nuova evangelizzazione, arricchendolo con la sua esperienza di pastore al servizio degli ultimi. E così ai politici chiede “una riforma finanziaria che non ignori l’etica” e “un vigoroso cambio di atteggiamento” perché “il denaro deve servire e non governare”. Il Papa chiede “una riforma finanziaria che non ignori l’etica” e “un vigoroso cambio di atteggiamento da parte dei dirigenti politici, che esorto ad affrontare questa sfida con determinazione e con lungimiranza, senza ignorare, naturalmente, la specificità di ogni contesto. Il denaro deve servire e non governare”.

Papa Francesco poi non pretende di dire “una parola definitiva” su temi ancora “oggetto di studio e di attento approfondimento”. Come il tema dei divorziati risposati, ma indica una direzione: “L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli”. Ancora una volta, al cento del suo programma il pontefice mette i poveri “oggi e sempre destinatari privilegiati del Vangelo”, e “l’evangelizzazione rivolta gratuitamente ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a portare. Per Francesco “la disparità sociale genera prima o poi una violenza che la corsa agli armamenti non risolve né risolverà mai”. nell’Esortazione “Evangelii gaudium”, Il Papa torna a denunciare la tratta delle persone: “Un crimine mafioso e aberrante” che ha tanti colpevoli nelle nostre città dove “molti hanno le mani che grondano sangue a causa di una complicita’ comoda e muta”. E “Doppiamente povere sono le donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamento e violenza”, ma “tra loro troviamo continuamente i più ammirevoli gesti di quotidiano eroismo nella difesa e nella cura della fragilità delle loro famiglie”. “Tra coloro di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione”, per Bergoglio ci sono “i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo”. Eppure “questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo”. Il Papa su questo punto vuole essere chiaro. “Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana. Però è anche vero che abbiamo fatto poco per accompagnare adeguatamente le donne che si trovano in situazioni molto dure, dove l’aborto si presenta loro come una rapida soluzione alle loro profonde angustie, particolarmente quando la vita che cresce in loro è sorta come conseguenza di una violenza o in un contesto di estrema povertà. Chi può non capire tali situazioni così dolorose?”.

Poi l’invito alla chiesa e ai suoi rappresentanti. Un “chiesa accidentata, ferita e sporca ma aperta”, così è quella che preferisce il pontefice. “Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato” perché “anche il papato e le strutture centrali della Chiesa universale hanno bisogno di ascoltare l’appello ad una conversione pastorale”. E l’impegno deve essere di tutti. “Le Conferenze episcopali possono portare un molteplice e fecondo contributo, acciocché il senso di collegialità si realizzi concretamente”, riflette Bergoglio, “ma questo auspicio non si è pienamente realizzato, perché ancora non si è esplicitato sufficientemente uno statuto delle Conferenze episcopali che le concepisca come soggetti di attribuzioni concrete, includendo anche qualche autentica autorità dottrinale”.

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