20 Aprile 2024, sabato
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Un paese che muore di tasse, via a prima serrata nazionale partite Iva

Un grido di allarme, forte e chiaro. Per chiedere aiuto e per chiedere allo Stato in che direzione si vuole andare: la crisi morde e le imprese non possono più resistere. Per farlo, il prossimo 27 novembre ci sarà la prima grande serrata nazionale delle partite Iva, dei piccoli imprenditori, dei commercianti, degli artigiani: insomma, coloro che sentono sempre più la pressione della crisi, tra tasse e burocrazia soffocante.

Per 4 ore si fermeranno, non risponderanno al telefono, tireranno giù le serrande, usciranno dai negozi e andranno in piazza a protestare. Per dire allo Stato e alle associazioni di categoria che in Italia ormai è diventato impossibile lavorare, fare impresa, creare posti di lavoro, creare ricchezza.

L’idea della serrata nasce da ‘ImpreseCheResistono’, un movimento spontaneo nazionale di piccole e medie imprese che vogliono resistere alla crisi fondato nel 2009 dall’imprenditore cuneese Luca Peotta. Rainews lo ha contattato telefonicamente.

“A forza di resistere rischiamo di dare il messaggio che ce la facciamo lo stesso”

“Perchè facciamo questa serrata? Semplice. A forza di resistere rischiamo di dare il messaggio che ce la facciamo lo stesso. Ma non è così. Lo Stato non vede come ha ridotto i suoi figli?”. Ma con questo stop di 4 ore non rischiate di arrecarvi un danno maggiore? “Il danno lo facciamo a noi stessi, ma dobbiamo dare un segnale. Se continuiamo così, affondiamo. Lo Stato deve sapere, deve prendere posizione, ci stiamo mettendo a nudo”.

“Associazioni di categoria poco attive”

Ma perchè protestate solo adesso? “Abbiamo sempre fatto manifestazioni e proteste limitate. Le associazioni di categoria non sono attive. Anzi, sono assenti: danno numeri negativi ma non prendono una posizione. Dobbiamo dare un segnale allo Stato, ma anche a loro. Perchè insieme non riusciamo a fare qualcosa?”

Il grido di dolore

Sul sito ‘impresecheresitono.org’ il grido di dolore delle pmi: “Ci stanno rubando il futuro, ci impediscono di crescere, ci costringono a tagliare posti di lavoro”.

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