Si stringe la morsa sui paesi offshore e i capitali iniziano pian piano a venire alla luce spontaneamente. La rimodulazione delle sanzioni tributarie e penali è la leva da azionare per convincere i contribuenti ad autodenunciarsi. Senza la previsione di appositi salvacondotti, nonostante la «sindrome da accerchiamento» che ormai incombe sugli evasori di tutto il mondo Ocse e il graduale crollo del segreto bancario, la trasparenza spontanea fa ancora fatica ad affermarsi. È quanto è emerso dal convegno organizzato ieri a Milano dal broker assicurativo Farad International. Sono 24 i paesi Ue nei quali l’ordinamento tributario consente la regolarizzazione delle attività finanziarie detenute illegalmente all’estero. Nella maggior parte dei casi non si tratta di normative ad hoc o misure temporanee, ma di finestre permanenti. Come in Italia, dove però è in dirittura d’arrivo una regime speciale di voluntary disclosure annunciato dal premier Enrico Letta. Secondo quanto illustrato da Alberto Morpurgo (Deloitte Lussemburgo) i paesi Ocse che già consentono la disclosure volontaria sono 39 e «in via generale tutti prevedono meccanismi premiali che incentivano l’adesione, sia in termini di riduzione delle sanzioni sia a livello di protezione da possibili incriminazioni penali».