La procura di Bergamo ha chiesto il giudizio immediato nei confronti di Roberto Calderoli per le frasi pronunciate contro il ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge, paragonata a un “orango”. L’episodio si era verificato il 12 luglio scorso, durante un comizio dell’esponente della Lega Nord nel corso di una festa del partito a Treviglio, nella Bassa bergamasca. Calderoli è indagato per diffamazione aggravata dalla discriminazione razziale.
La dichiarazione dell’esponente della Lega Nord aveva fatto il giro del mondo e da più parti era arrivata la richiesta di dimissioni di Calderoli. Appreso di essere indagato, lo scorso luglio l’ex ministro aveva commentato: “E’ un atto dovuto”.
Travolto dalla bufera, Calderoli si era scusato con il ministro Kyenge, alla quale aveva telefonato personalmente, e aveva affermato che la sua era stata “una battuta da comizio. Magari infelice, ma da comizio, questo è stato subito chiaro a tutti i presenti. Non volevo offendere e se il ministro Kyenge si è offesa me ne scuso, ma la mia battuta si è inserita in un ben più articolato e politico intervento di critica al ministro e alla sua politica”.
Dopo aver acquisito l’audio di quel comizio, registrato da un giornalista, i due sostituti procuratori di Bergamo Gianluigi Dettori e Maria Cristina Rota avevano iscritto Calderoli nel registro degli indagati; è stata firmata, in questi giorni, la richiesta di giudizio immediato, giustificata dall’evidenza della prova. Dal momento in cui riceverà l’atto della procura il giudice delle indagini preliminari avrà tempo cinque giorni per disporre il giudizio immediato oppure per rispedire il fascicolo all’accusa, suggerendo di procedere con l’ordinaria richiesta di rinvio a giudizio.