11 Ottobre 2024, venerdì
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Il debito pubblico avanza ancora. Precipizio sempre più vicino.

di Michele Imperio

debito publico italiano 2Il debito pubblico è a livelli record sul Pil a 133,3% nel secondo trimestre 2013, in crescita di 3 punti percentuali rispetto ai primi tre mesi dell’anno quando era ancora al 130,3%. del p.i.l. Più precisamente nello stesso periodo dello scorso anno il debito pubblico era di 1.982.898 milioni di euro, pari al 125,6% del Pil, nel primo trimestre di quest’anno era di 2.035.833 milioni, pari al 130,3%, del p.i.l. mentre nel secondo trimestre è arrivato a 2.076.182 milioni, ovvero al 133,3%. del p.i.l. Questo significa che il debito pubblico cresce a ritmi esponenziali e che noi cittadini pagheremo sempre più interessi sul debito. E significa pure che stiamo diventando sempre meno affidabili per i mercati e che quindi i più interessi saranno soggetti a un sempre maggior tasso di interesse. In altre parole stiamo precipitando. Ci stiamo suicidando. Siamo come quel suicida che corre verso il mare per annegarsi. Solo la Grecia (169,1%) sta peggio di noi.

debito pubblico europaDopo Grecia e Italia, gli altri debiti pubblici più grandi dell’Eurozona in percentuale di Pil sono il Portogallo (131,3%) e l’Irlanda (125,7%). In questa particolare classifica dei disgraziati l’incremento più cospicuo del debito pubblico negli ultimi tempi è quello che si è registrato a Cipro (zona euro 10,8 punti percentuali in più), poi Grecia (zona euro +8,6), poi Slovenia (zona euro +7,9) poi Portogallo (zona euro +3,8). Poi noi.

debito-pubblico-italianoMa è tutta l’Europa che fa acqua. Tutto il debito pubblico aggregato dei 17 paesi dell’Eurozona è salito nel secondo trimestre del 2013 ed è ora al 93,4% del Prodotto interno lordo, segnando un incremento di 1,1 punti percentuali rispetto al primo trimestre dell’anno. Da segnalare che secondo alcuni economisti se il debito supera il 90% del p.i.l. il paese che ne è interessato non cresce più. Quindi nei paesi dell’eurozona abbiamo cominciato a scendere nel baratro. Se si considerano i 28 Paesi membri dell’Unione europea, il debito aggregato ha toccato quota 86,8% del Pil, a fronte dell’85,9% del Pil registrato nel primo trimestre 2013. Quindi il precipizio per i paesi U.E.ma non dell’eurozona è vicino. Rispetto al secondo trimestre del 2012, il debito pubblico aggregato della zona euro è aumentato di 3,5 punti percentuali, mentre quello dell’Ue è salito di 2,1 punti percentuali. Dunque chi non è nell’euro ma è nella U.E. sta un po’ meglio, ma è comunque malato. Per cui bisogna prendere atto di una cosa: l’U.E. non funziona e ancor meno funziona l’euro. O meglio l’euro funziona ma solo per la Germania con la quale gli altri paesi europei potranno competere sempre di meno.

Facciamo un esempio pratico. Qualche tempo fa la Grecia ha piazzato sul mercato primario 1,1 miliardi di euro in titoli a 6 mesi. Per finanziarsi è stata “costretta” a pagare sul mercato un tasso del 4,2% annuo. Lo stesso giorno la Germania ha collocato poco più di 4 miliardi di Bobl (il piccolo Bund) a 5 anni a un tasso medio dell’1%, Quindi avendo la stessa moneta della Germania la Grecia dilata il debito e paga interessi quattro volte superiori a quelli della Germania. La Germania invece non solo contiene il debito ma paga interessi quattro vote inferiori a quelli della Grecia. Non solo! Sia la Germania che la Grecia pagano questo rinnovo del debito a abnche prevaelntemente tedesche. Quindi a ogni rinnovo del debito la forbice tra Germania e altri paesi europei si allarga sempre di più. Quindi l’attuale gestioe del debito pubblico conviene alla Germania, la quale pur di conservrne l’attuale struttura, addirittura lo finanzia con acquisto di bond di paesi pigs da parte della BCE, tagli dei debiti dei apesi pigs e altro.

come sanare il debito pubblico 3Cioè in buona sostanza sia nella zona U.E. ma ancor più nella zona euro il problema del contenimento del debito pubblico è un problema irrisolto, tranne che per la Germania.
Nel nostro libro “Come risanare il debito pubblico senza chiedere un euro ai cittadini” abbiamo proposto di scomporre le nazioni indebitate e far nascere al loro interno nei territori più sviluppati degli Stati a tempo determinato come a suo tempo fece Honk Kong che si sganciò per cento anni dalla Cina comunista. In questa maniera si creerebbero degli Stati a debito zero che potrebbero accollarsi il rinnovo del debito pubblico a tassi più bassi fino a concorrenza del 60% del loro rapporto debito-p.i.l.

Per l’abbattimento del debito pubblico invece proponiamo la scomposizione dell’Unione Europea in cinque consorzi europei uno anglofono, uno scandinavo, uno germanico, uno francofono e uno latino mediterraneo composto da Portogallo Spagna Italia Grecia e Cipro, con al creazione di quattro nuove banche centrali (la BCE dovrebbe amministrare soloi paesi germanici). Queste nuove banche centrali dovrebbero coniare quattro nuove monete diverse dall’euro e praticare una modesta politica monetaria espansiva. L’euro dovrebbe restare solo nell’Europa germanica. Una parte delle cedole di debito pubblico dei paesi che formano i nuovi consorzi europei dovrebbero essere convertite in azioni di queste nuove quattro banche centrali, tagliando così in grande misura il debito pubblico dei paesi interessati.

Comprendiamo che si tratta di proposte originali. Ma non vediamo altre proposte sensate all’orizzionte.

La proposta del fiscal compact elaborata dal presidente della BCE Mario Draghi ci sembra bizzarra. Essa – come è noto – prevede per l’Italia il pagamento di 45 miliardi di euro ogni anno per venti anni per abbattere il debito pubblico di 2.000 miliardi di euro di circa 900 miliardi dieuro onded far scendere il rapporto debito-p.i.l. al 60%. Ma poiché l’Italia ha ormai raggiunto il tetto massimo delle tasse, questi 45 miliardi annui per venti anni non possono che essere ricavati che da tagli di spesa pubblica. Senonchè complessivamente la spesa pubblica dello Stato ammonta a circa 700 miliardi di euro. Dunque dopo dieci ani il fiscal compact avrà abbattuto di oltre al metà la nostra spesa pubblica.

Mi chiedo: se li sa fare due conti Mario Draghi?

Michele Imperio

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