Diciotto condanne per 115 anni di reclusione. Assoluzioni, sette, anche eccellenti come quella del fondatore di Fastweb, Silvio Scaglia e dell’ex amministratore delegato di Telecom Italia Sparkle, Stefano Mazzitelli. Così si è concluso il processo di primo grado per quella che l’accusa aveva definito come la più grande truffa messa in piedi in Italia e per un maxiriciclaggio da due miliardi di euro.
I giudici della I sezione penale, dopo oltre 9 ore di camera di consiglio, hanno condannato a 15 anni di reclusione l’imprenditore Gennaro Mokbel, a 8 anni sua moglie Giorgia Ricci e a 11 anni il consulente Carlo Focarelli, a 7 anni l’ufficiale della Guardia di Finanza Luca Berriola e 5 anni e 4 mesi per l’avvocato Paolo Colosimo.
I sette assolti sono usciti dal processo, a seconda delle singole contestazioni, o con la formula «per non aver commesso il fatto» o «perché il fatto non costituisce reato».
«Per me è finito un incubo. È stata una battaglia durissima – ha dichiarato Scaglia uscendo dal tribunale visibilmente commosso – che non doveva neanche iniziare. Un pensiero va alle tante persone che soffrono in carcere ingiustizie simili. Sono contento di aver avuto fiducia nella giustizia fino in fondo». Per questa vicenda, iniziata due anni e mezzo fa, il fondatore di Fastweb ha dovuto affrontare un anno di carcerazione preventiva.
L’inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Giovanni Bombardieri e Francesca Passaniti, faceva riferimento ad una «Frode Carosello» che ha visto coinvolti gli ex vertici dirigenziali di Fastweb e Telecom Italia Sparkle. La Procura contestava agli imputati a seconda delle posizioni, i reati di associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata finalizzata al riciclaggio, l’intestazione
fittizia di beni, l’evasione fiscale, il reinvestimento di proventi illeciti e delitti contro la pubblica amministrazione.