Dalla delega fiscale un’occasione di rilancio per i modelli 231. La previsione di minori adempimenti tributari e di sanzioni ridotte per chi adotta volontariamente i sistemi di vigilanza può costituire un incentivo. A differenza di quanto avvenuto fino a oggi. Finora, infatti, la disciplina recata dal dlgs n. 231/2001 è stata vista dalle imprese «prevalentemente in modo negativo, quale ulteriore adempimento generatore di costi e responsabilità di cui se ne poteva fare certamente a meno». È quanto evidenzia, riportando anche l’opinione della dottrina, il servizio studi del senato nel dossier dedicato al ddl recante la delega fiscale (già approvato dalla camera).
L’articolo 6 del provvedimento autorizza il governo a mettere a punto norme che prevedano, per le aziende di maggiori dimensioni, l’obbligo di costituire sistemi interni di controllo e gestione del rischio fiscale, con una chiara attribuzione di responsabilità nel sistema della vigilanza interna. Pur inserendosi nel filone della cooperazione rafforzata tra fisco e contribuenti (c.d. «enhanced relationship») già raccomandata dall’Ocse, la norma richiama espressamente la disciplina della 231. Nello specifico, i dlgs attuativi dovranno prevedere «incentivi sotto forma di minori adempimenti per i contribuenti e di riduzioni delle eventuali sanzioni». Nei 12 anni di vigenza della normativa sulla responsabilità degli enti, osserva il dossier, è prevalsa un’accezione «negativa» della materia, che ha condotto talvolta le imprese a «creare modelli organizzativi di facciata, senza vedere in questi alcuna utilità diretta sul piano gestionale e strategico».