24 Aprile 2024, mercoledì
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Prima casa: l’acconto Imu reintrodotto dall’emendamento Pd costerebbe 1,2 miliardi

Vale 1,25 miliardi di euro l’emendamento di matrice Pd al Dl 102/2013 che punta a far pagare l’acconto dell’Imu ai proprietari di abitazioni principali con una rendita catastale superiore a 750 euro. Se poi si considera anche il pagamento del saldo del 16 dicembre – che non è ancora stato abolito – l’importo da versare sale a quasi 2,5 miliardi di euro. A pagare, però, non saranno tutti i contribuenti, ma solo coloro che possiedono le prime case dal valore catastale più elevato: in pratica, 4,7 milioni di prime case su 19,7 milioni.

Il meccanismo. A questi numeri si può arrivare partendo dalle ipotesi presentate lo scorso 7 agosto dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, per la revisione della tassazione immobiliare. Una delle nove soluzioni prospettate dai tecnici di Via XX Settembre – la 3.1 – prevedeva proprio di esentare le abitazioni principali con un valore catastale sotto una certa soglia.

Le cifre. La scelta di legare l’eliminazione dell’Imu alla rendita catastale deriva dal fatto che non si può fare affidamento solo sulla categoria catastale per discriminare il valore delle abitazioni. Gli immobili di pregio accatastati nelle classi di lusso, infatti, sono solo 73mila in tutta Italia, mentre più del 70% delle case ricade nelle due categorie intermedie, le A/3 (abitazioni economiche) e A/2 (abitazioni civili). Se l’emendamento del Pd dovesse diventare legge, in pratica, lo Stato spenderebbe 1,5 miliardi per esentare i tre quarti delle prime case, facendo pagare 2,5 miliardi ai proprietari del 25% di abitazioni più ricche.

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