I tormenti nel Pdl non hanno fine. La mancata costituzione finora di gruppi autonomi, dopo il voto di fiducia al governo Letta, non è servita a rasserenare gli animi tra chi vorrebbe una scissione e chi, invece, si stringe intorno al leader Silvio Berlusconi. L’argomento all’ordine del giorno è: congresso sì, congresso no. Ma la priorità dei fedelissimi è quella di far sentire la propria vicinanza al Cavaliere. E tra i fedelissimi non si risparmia il senatore Sandro Bondi. “Se il Pdl abbandona Berlusconi al suo destino perderà qualsiasi legittimità morale”, ha ammonito.
Per Mara Carfagna le vicende di questi giorni che hanno interessato il Pdl, “al netto degli aspetti più drammatici e dell’umiliazione inferta a Silvio Berlusconi”, siano “l’occasione per rilanciare e ricostruire il nostro partito su basi più solide e democratiche”. Ma la strada democratica per Renato Brunetta non può passare per il congresso come qualcuno ha proposto nel Pdl. “I congressi sono il sale della vita democratica dei partiti, ma non in questo momento. Per noi il congresso in questo momento sarebbe divisivo. Noi abbiamo bisogno di discutere di dibattito, di regole, di individuare correttamente la linea politica, per esempio rispettando i programmi di governo, altrimenti sarebbe la fine. In questo momento per noi del Pdl il congresso sarebbe divisivo”, ha affermato il capogruppo del Pdl alla Camera. Per Brunetta anche le primarie “sono un meccanismo democratico, trasparente, che serve a definire le leadership.
E’ importante rimanere vicini al nostro leader, tenendo unito il progetto che ha creato azzerando tutto e confrontandoci con la celebrazione di un congresso. Siamo un solo gruppo, con una identità in divenire”.