La prima sproporzione di questa storia: mentre i profili internet dei nostri figli sono pieni di foto dei primi baci, loro e degli amici, in Marocco è bastato un solo – innocente – scatto “postato” sul social network per far finire in carcere tre adolescenti – il ragazzo e la ragazza, di soli 15 e 14 anni, e un loro amico – con l’accusa grave di «attentato contro la morale pubblica».
Un’associazione ha pensato bene di dare una sbirciatina, scandalizzarsi e portare sulla pubblica piazza l’imprudenza dei due innamoratini (e del loro malcapitato compagno di classe), cioè il momento di tenerezza fuori dalla scuola. Il motivo? «Atteggiamenti incontrollabili potrebbero diventare, più avanti, dei problemi pericolosi». Presto fatto – com’è veloce la giustizia a volte – la procura di Nador, città nel Nord Est del Paese, li ha messi in galera (i due ragazzi sono nel centro di detenzione per minori di Nador, la ragazza, invece, è stata portata in un centro per adolescenti di Fez).
Chi sta dalla parte di tutte le Heidi, i Peter e le Clare del mondo (con le dovute eccezioni dei giovani e giovanissimi che abusano con i social), e non della terribile istitutrice che mortificava ogni slancio di gioia vitale, sarà contento di sapere che la rete si è già messa in moto e centinaia di persone stanno sfidando l’autorità marocchina pubblicando foto di baci sulle proprie pagine Facebook.
È il presidente dell’Associazione per i diritti umani marocchina, Chakib Jiyari, a far riflettere sulla seconda sproporzione di questa storia: «In questo Paese – ha commentato, annunciando che darà battaglia per la liberazione dei tre giovani – è delitto baciare una ragazza, ma non picchiarla».