Il presidente del consiglio, dopo il colloquio al Quirinale con il capo dello stato, Giorgio Napolitano ha deciso di non dimettersi e di presentarsi mercoledì alle camere, in mattinata a Palazzo Madama e alle 16 a Montecitorio, per presentare il suo nuovo programma e avviare così la verifica decisiva. Un percorso indicato al premier da Napolitano, che aveva già prospettato la soluzione delle elezioni anticipate come la meno probabile. Prima di incontrare Letta, il presidente della repubblica aveva dichiarato che “si andrà alle urne soltanto se non individueremo altre soluzioni”, cioè altre maggioranze. E la la nota diffusa dalla presidenza della Repubblica al termine del colloquio con Napolitano spiega: “Il presidente del consiglio ha tratto, d’intesa con il presidente della Repubblica, la decisione di illustrare in parlamento, che è la sede propria di ogni risolutivo chiarimento e proprie valutazioni sull’accaduto e sul da farsi. Il Presidente del Consiglio concorderà la data dei dibattiti con i presidenti delle camere». E’ stato poi Letta, intervenuto a Che tempo che fa, ad annunciare che dopo “avere valutato una situazione molto complessa “ si è deciso che bisogna andare in Parlamento, mercoledì probabilmente – risponde il premier – e lì ognuno si assumerà le proprie responsabilità con la massima trasparenza. Per Letta è, al momento, impossibile fare previsioni: «Ne è successa una al giorno, non so dire cosa succederà nei prossimi tre giorni: non ho intenzione di governare a tutti i costi, sono stato chiaro. La fiducia la chiederò non per tre giorni ma per andare avanti». Il premier aggiunge poi di aver «perso il filo delle vicende politiche e delle posizioni» del Pdl «da alcuni giorni»: «La cosa migliore è andare in Parlamento e porre le questioni». Letta ha aggiunto che “sarà una richiesta di fiducia sulla base del racconto di questi mesi, sulla valutazioni di questi giorni e su quello che vorremo fare insieme, a partire dalla legge di stabilità. Lo dirò in Parlamento». Altre due questioni da affrontare immediatamente, giustizia e riforma elettorale, perché, ha spiegato ancora Letta «Con il Porcellum non si può e non si deve votare. Spero che passando la fiducia mercoledì ci siano le condizioni per cambiare la legge elettorale». In ogni caso, ha assicurato il ministro del lavoro Enrico Giovannini, “il governo sta continuando a lavorare a pieno regime. La nostra intenzione è attuare il programma”, ha aggiunto. Il premier, che in mattinata ha incontrato il segretario del Pd Guglielmo Epifani, ha poi comunicato alla conferenza dei capigruppo della camera (alle 16 farà altrettanto con la capigruppo di palazzo Madama) attraverso il ministro per i rapporti con il parlamento, Dario Franceschini che molto probabilmente sarà posta la fiducia su “eventuali mozioni che seguiranno alle comunicazioni del presidente del consiglio prima al senato e poi alla camera”.