Il primo ministro canadese Mark Carney ha dichiarato che il suo governo è pronto a riprendere immediatamente i negoziati commerciali con gli Stati Uniti, sospesi dopo la brusca interruzione decisa da Donald Trump la scorsa settimana. Un messaggio di apertura che giunge in un momento di forte tensione economica tra i due Paesi, tradizionalmente legati da una cooperazione intensa ma oggi attraversati da un nuovo clima di diffidenza.
La decisione di Washington di sospendere i colloqui e di introdurre un dazio supplementare del 10% sui prodotti canadesi ha colto Ottawa di sorpresa. Trump ha giustificato la misura accusando il governo canadese di aver orchestrato una “campagna ingannevole” ispirata a un vecchio discorso dell’ex presidente Ronald Reagan sui dazi doganali, un riferimento che molti osservatori hanno giudicato oscuro e privo di riscontro concreto.
Carney, che da economista e già governatore della Banca d’Inghilterra e della Banca del Canada ha fatto della credibilità internazionale uno dei pilastri della sua leadership, ha risposto con toni misurati ma fermi. “Il Canada resta impegnato a costruire un commercio equo e aperto con il nostro principale partner economico. Siamo pronti a sederci di nuovo al tavolo non appena gli Stati Uniti saranno disposti a farlo”, ha dichiarato in una conferenza stampa a Ottawa.
Le sue parole mirano a contenere l’escalation e a rilanciare un dialogo che, dopo anni di cooperazione nel quadro del trattato USMCA (successore del NAFTA), rischia di precipitare in una guerra commerciale dagli effetti pesanti per entrambe le economie. Gli Stati Uniti rappresentano oltre il 75% dell’export canadese, e la nuova barriera doganale minaccia settori chiave come quello dell’acciaio, dell’alluminio e dell’industria automobilistica.
Dalla Casa Bianca, tuttavia, il segnale resta di chiusura. Trump, che ha rilanciato il suo discorso protezionista in vista della campagna elettorale, ha liquidato la mano tesa di Carney con una frase tagliente: “Non voglio incontrare Carney, non lo incontrerò ancora a lungo”. Una dichiarazione che conferma la linea dura del magnate repubblicano e che lascia poco spazio, almeno per ora, a una distensione immediata.
Gli analisti canadesi sottolineano come la strategia di Carney punti sulla pazienza diplomatica e sull’alleanza con altri partner commerciali, europei e asiatici, per ridurre la dipendenza economica dagli Stati Uniti. Ma nessuno a Ottawa ignora che una frattura prolungata con Washington avrebbe conseguenze rilevanti sul lavoro, sugli investimenti e sulla stabilità finanziaria del Paese.
Nel frattempo, la posizione del Canada trova sponde in diversi ambienti imprenditoriali americani, che guardano con preoccupazione all’aumento dei costi derivante dai nuovi dazi. Molti di loro temono che la politica del “Made in America” di Trump, se portata all’estremo, possa finire per danneggiare anche l’economia statunitense.
Tra chi auspica un ritorno alla ragionevolezza prevale l’idea che l’interdipendenza tra le due economie sia troppo profonda per essere sacrificata sull’altare della propaganda politica. “I rapporti tra Canada e Stati Uniti hanno superato prove più dure in passato – ha ricordato Carney –. È il momento di scegliere il pragmatismo, non la provocazione”.
