Roma. Il governo traballa sotto il peso delle sue stesse contraddizioni, tra divisioni sempre più evidenti e riforme che, secondo l’opposizione, aggravano le diseguaglianze e ignorano le vere emergenze del Paese. A denunciarlo con forza è il Partito Democratico, che attraverso tre voci autorevoli della sua segreteria nazionale – Alessandro Zan, Marco Sarracino e Alfredo D’Attorre – punta il dito contro quello che definisce un esecutivo ormai allo sbando, preda di scontri interni e incapace di offrire risposte concrete agli italiani.
Zan: “Governo al capolinea, alleati in rissa mentre la gente fatica a vivere”
Alessandro Zan, europarlamentare e componente della segreteria nazionale del Pd, non usa mezzi termini:
“Dopo essersi spaccati sulla politica estera, ora la maggioranza esplode anche sulle questioni interne. La Lega insorge contro l’impugnazione della legge trentina sul terzo mandato da parte del Consiglio dei ministri. In Friuli Venezia Giulia la crisi è scoppiata con la restituzione delle deleghe da parte di assessori leghisti e di Forza Italia: Fedriga prende tempo, ma il centrodestra è in evidente stato confusionale. Si litigano le poltrone mentre il Paese affonda sotto il peso dell’inflazione, della sanità al collasso e di stipendi insufficienti”.
Zan accusa il governo Meloni di “mantenersi in piedi solo con la propaganda”, sottolineando come “la maggioranza non abbia né un progetto né una visione, ma solo slogan e contraddizioni”.
Sarracino: “L’autonomia differenziata minaccia l’unità nazionale”
Durissimo anche l’intervento di Marco Sarracino, responsabile nazionale per la Coesione territoriale, il Sud e le aree interne, che torna all’attacco del progetto di autonomia differenziata, rilanciato con un nuovo disegno di legge delega sui Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP):
“La destra ripropone un impianto sbagliato e ingiusto. Non si può trasferire alcuna competenza senza risorse certe, altrimenti si viola la Costituzione. È inaccettabile frammentare l’istruzione o l’energia in venti politiche regionali diverse. Si rischia di aumentare i divari sociali e territoriali, senza alcun meccanismo di compensazione”.
Sarracino punta il dito anche contro le componenti meridionali del centrodestra:
“A parole si dicono patrioti, nei fatti tradiscono il Sud. Questa riforma compromette l’unità nazionale. Non possiamo accettare che intere aree del Paese vengano abbandonate in nome di un’autonomia mal concepita e ideologicamente spinta”.
D’Attorre: “Università penalizzate, il governo nega la realtà”
Infine, Alfredo D’Attorre, responsabile Università e ricerca del Pd, denuncia quella che definisce l’ennesima “riforma miracolistica” annunciata dal governo, che prevedrebbe valutazioni biennali dei docenti universitari e un nuovo sistema premiale per gli atenei:
“Ma una valutazione ogni due anni esiste già, così come una parte consistente del Fondo di Finanziamento Ordinario è già assegnata in base a criteri premiali. Il risultato è l’aumento delle disuguaglianze tra università, soprattutto a danno del Mezzogiorno”.
Ancora più grave, secondo D’Attorre, è il rischio di una “reintroduzione del localismo nei concorsi, con l’abolizione dell’abilitazione scientifica nazionale”. Ma il vero nodo resta quello dei tagli:
“Il governo continua a ignorare la realtà: gli atenei sono allo stremo, e nei prossimi anni i concorsi potrebbero fermarsi per mancanza di risorse. Le riforme annunciate non risolvono nulla, anzi, peggiorano una situazione già critica”.
Un fronte di fuoco per il governo Meloni, che si trova a fronteggiare non solo le opposizioni ma anche le frizioni sempre più evidenti all’interno della sua maggioranza. Per il Partito Democratico, è il segnale che “l’esecutivo è inadeguato, scollegato dalla realtà sociale ed economica del Paese e pericolosamente diviso”. E mentre i partiti al governo si combattono a colpi di veti incrociati, a pagare il prezzo – avvertono dal Pd – sono ancora una volta i cittadini.
