Un nuovo dramma si è consumato nelle acque del Mar Egeo. Una barca carica di migranti è naufragata al largo dell’isola greca di Lesbo, nei pressi di Capo Korakas, lasciando dietro di sé un bilancio tragico. Quattro persone, tra cui due bambini e due donne, hanno perso la vita. Le loro speranze di un futuro migliore si sono infrante contro le onde di quel mare che avrebbe dovuto essere una via di salvezza.
La Guardia Costiera ellenica ha confermato il ritrovamento dei corpi e sta conducendo intense operazioni di ricerca nella zona. Finora sono stati tratti in salvo 23 migranti, ma l’angoscia persiste: quattro persone risultano ancora disperse e si teme per la loro sorte.
Secondo fonti locali, l’imbarcazione era sovraccarica e le condizioni meteorologiche avverse avrebbero reso ancora più pericolosa la traversata. Il naufragio riaccende i riflettori sulla tragedia umanitaria che da anni si consuma lungo le rotte migratorie dell’Egeo, dove migliaia di uomini, donne e bambini rischiano la vita per fuggire da guerre, persecuzioni e miseria.
Le autorità greche, con il supporto di Frontex e delle organizzazioni umanitarie, stanno facendo il possibile per portare aiuto ai superstiti e continuare le ricerche dei dispersi. Nel frattempo, cresce il dibattito sulla necessità di politiche più efficaci per evitare che il Mediterraneo e l’Egeo diventino ancora una volta un cimitero a cielo aperto.
