Una sentenza che segna la chiusura di un iter processuale complesso, in cui Lucano era stato inizialmente accusato di molteplici illeciti nella gestione dell’accoglienza dei migranti nel piccolo borgo calabrese.
La decisione della Suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato dai legali dell’ex primo cittadino, confermando la sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria dell’ottobre 2023. In quell’occasione, la pena era stata ridotta in maniera drastica rispetto alla condanna di primo grado, che ammontava a 13 anni e 2 mesi di reclusione. La magistratura d’appello aveva infatti smontato gran parte delle accuse mosse nei confronti di Lucano, assolvendo lui e gli altri imputati dai reati di truffa ai danni dello Stato.
L’inchiesta su Lucano, avviata anni fa, ruotava attorno alla gestione dei progetti di accoglienza per i migranti a Riace, un modello che aveva suscitato interesse e dibattiti a livello nazionale e internazionale. Il tribunale di primo grado lo aveva ritenuto promotore di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di irregolarità amministrative e finanziarie. Tuttavia, in appello, la ricostruzione accusatoria aveva ceduto, lasciando in piedi un’unica contestazione relativa a una delle 57 delibere al centro del procedimento.
Con la pronuncia della Cassazione, diventa definitiva l’assoluzione di Lucano per tutti gli altri capi d’accusa. Resta, però, la condanna per falso, che segna comunque una conclusione meno severa rispetto alle pesanti imputazioni iniziali. Una vicenda giudiziaria che ha diviso l’opinione pubblica e che, nel bene o nel male, ha lasciato un segno profondo nella storia del modello Riace e del dibattito sull’accoglienza in Italia.