La crisi politica in Francia è strettamente legata alla delicata condizione dei conti pubblici del paese. Il debito pubblico francese è il terzo più alto dell’Eurozona, superato solo da Grecia e Italia, e le previsioni indicano un ulteriore aumento nei prossimi anni, in violazione delle regole europee. Questa situazione, unita alla difficoltà di approvare una legge di bilancio per il 2025, ha innescato un circolo vizioso di instabilità politica ed economica. Il culmine è stato raggiunto con le dimissioni del primo ministro Michel Barnier il 4 dicembre 2024, dopo un voto di sfiducia in parlamento, che ha ulteriormente complicato il già fragile equilibrio politico ed economico.
La legge di bilancio proposta da Barnier mirava a contenere il deficit e impostare un percorso di risanamento, necessario per riportare i conti pubblici nei limiti richiesti dall’Unione Europea. Tuttavia, il piano comprendeva tagli alla spesa pubblica e aumenti delle tasse, misure fortemente contestate sia dall’estrema destra sia dall’estrema sinistra. Questa opposizione ha portato alla caduta del governo e ha lasciato la Francia in una posizione critica: senza una legge di bilancio approvata entro il 31 dicembre 2024, il paese rischia il blocco dell’erogazione di stipendi pubblici, pensioni e servizi essenziali.
La situazione politica ed economica ha avuto ripercussioni sui mercati finanziari. Lo spread dei titoli di Stato francesi – il differenziale tra i tassi d’interesse dei bond francesi e tedeschi – ha raggiunto livelli preoccupanti. Da una media di 45 punti base in primavera, è salito costantemente a 70 punti base a settembre, superando i livelli della Spagna e, negli ultimi giorni, persino della Grecia. Sebbene inferiore a quello italiano, lo spread francese si avvicina a cifre mai viste dal 2012, durante la crisi dell’euro.
La Francia è uno dei paesi con il deficit più alto in Europa: per il 2024, il rapporto deficit/PIL è stimato sopra il 6%, mentre le regole europee impongono un massimo del 3%. Sebbene Barnier avesse concordato con l’Unione Europea un piano per riportare il deficit sotto controllo entro il 2029, con una correzione da 60 miliardi di euro, il futuro del piano è ora incerto. Nel 2008, il debito pubblico francese era al 69% del PIL, in linea con la media europea. Con la crisi finanziaria del 2008-2009, è salito all’84% del PIL. Oggi, dopo la pandemia e la crisi energetica, il debito pubblico ha raggiunto livelli record, posizionandosi tra i più alti d’Europa.
La crisi francese non è solo politica ed economica, ma rischia di diventare finanziaria. Tuttavia, nonostante il peggioramento dei dati macroeconomici, gli investitori rimangono prudenti, evitando il panico che caratterizzò altre crisi, come quella greca del 2012. Le sfide che il prossimo governo dovrà affrontare includono: Approvare una legge di bilancio per il 2025 entro la fine dell’anno. Risanare i conti pubblici, riducendo il deficit tramite tagli alla spesa o aumenti fiscali. Rassicurare i mercati finanziari, mantenendo sotto controllo lo spread e i tassi d’interesse sui titoli di Stato.
La Francia, storicamente indulgente verso i limiti imposti dall’Unione Europea, deve ora affrontare una crisi che unisce politica, economia e finanza. Mentre le dimissioni di Barnier segnano un passaggio critico, il paese rimane lontano dal rischio di default. Tuttavia, senza interventi rapidi e decisivi, l’instabilità potrebbe aggravarsi, con conseguenze non solo per la Francia, ma per l’intera Eurozona.