27 Aprile 2024, sabato
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Pensione e previdenza

A cura del Prof. Avv. Giuseppe Catapano

Tutte le ricerche ufficiali che attingono ai benchmark internazionali dicono che noi italiani siamo maleducati e fondamentalmente un filo ignoranti, in tema di finanza (e soprattutto indietro in ottica di previdenza integrativa). Certo che si debba integrare la pensione pubblica ormai è cosa nota ma gli italiani faticano a costruirne una privata.

In realtà, come ricorda l’ultima ricerca della Banca d’Italia uscita nel 2023, il nostro punteggio di cultura finanziaria sale in questi anni perché migliorano i nostri comportamenti e atteggiamenti e non perché aumentano le nozioni finanziarie teoriche degli italiani. Siamo, metaforicamente, sempre il paese del calabrone: lui non potrebbe volare (in teoria), ma poiché lui non lo sa, vola lo stesso.

In tema di pensione, in particolare di previdenza pensionistica integrativa, una ricerca recente ci aiuta a definire cosa sarebbe opportuno fare per aiutare gli italiani adulti a ragionare meglio sulle loro finanze e in questo caso sulla prospettiva previdenziale.

La ricerca ci ricorda che agli italiani (almeno nella fascia della classica popolazione attiva 25-65 anni) non mancano le preoccupazioni, per la pensione e non solo. Lo sanno bene che (anche) il problema della previdenza incombe su di loro. Quello che manca loro è trasformare la preoccupazione in azione sostenibile.

DA QUESTO PUNTO DI VISTA LA RICERCA, IN ESTREMA SINTESI, CI RICORDA CHE NON SERVE TANTO PARLARE DI CONCETTI COMPLESSI NÉ ALZARE IL LIVELLO DI PREOCCUPAZIONE. QUELLO CHE SERVE È UNA COMUNICAZIONE POSITIVA E COSTRUTTIVA, CALIBRATA SULLE ESIGENZE DELL’INDIVIDUO (ORIZZONTE TEMPORALE, POSSIBILITÀ ECONOMICHE, OBIETTIVI, ETC.), BASATA SUL RACCONTO DELLA PREVIDENZA INTEGRATIVA ANCHE A PARTIRE DAI PICCOLI GRANDI VANTAGGI CHE IL SISTEMA GIÀ OGGI OFFRE.

ULTIMO PUNTO: NON ESISTE UN KILLER FACTOR CHE “CONVINCE GLI ITALIANI” AD AVVICINARSI ALLA PREVIDENZA. L’ASSENZA DI UN ARGOMENTO DECISIVO PIÙ POTENTE DI ALTRI RICHIEDE CHE I “FRAMMENTI DI UN DISCORSO PREVIDENZIALE” DEBBANO ESSERE RICOMPOSTI E UNITI IN UNA NARRAZIONE COMPLETA. 

La ricerca rileva che tanti italiani hanno sentito parlare vagamente dei vantaggi offerti da una scelta di previdenza integrativa oggi, ma che quelli che conoscono ragionevolmente bene questi vantaggi di pensione integrativa (vantaggi fiscali, flessibilità e possibile accesso ai fondi in caso di necessità, possibilità di versamento anche per i figli, etc.) sono pochi.

MANCA QUINDI UNA SORTA DI CAMPAGNA SOCIALE CHE METTA A TERRA QUESTI ASPETTI CONCRETI E AIUTI A DISSIPARE ALCUNI DUBBI. AD ESEMPIO, NON ABBIAMO RISOLTO (AGLI ITALIANI) IL PROBLEMA DEL TFR CHE RESTA ANCORA IN BUONA PARTE IN AZIENDA PER PAURA E DISINFORMAZIONE

Non abbiamo gestito l’ansia da mercati che attanaglia gli italiani: la propensione verso una previdenza integrativa basata su mercati azionari resta molto bassa, soprattutto per le donne; e anche per i giovani. Ovvero le popolazioni che hanno tempo e necessità di avere una curva di accumulo maggiore (per via di redditi meno brillanti).

In questo scenario il ruolo della comunicazione e della consulenza sono fondamentali. Come appare
evidente da questo racconto non si tratta di educare a concetti astratti. Dobbiamo “solo” fare del nudging basico, portando gli italiani, garbatamente, verso lo sblocco delle decisioni e l’alimentazione delle motivazioni nel tempo.

Ci vuole di certo una consulenza che non metta ansia, che parli poco di prodotti e che sappia entrare nel merito della situazione di quella famiglia specifica e delle sue esigenze. Oltre, ovviamente, a un pensiero più strategico da parte di tutti gli altri soggetti istituzionali. La previdenza integrativa non sembra sempre così favorita, rispetto ad esempio al Tfr lasciato in azienda, forse un pensiero serio al Mef lo potrebbero fare.

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