19 Aprile 2024, venerdì
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Continua la battaglia contro il cibo sintetico

A cura di Ionela Polinciuc

Cibo sintetico: Per molti il futuro dell’alimentazione, per altri una minaccia da evitare a tutti i costi.

La carne sintetica viene prodotta utilizzando tecniche bioingegneristiche studiate per la sintesi di tessuto vivente nell’ambito della medicina riabilitativa.

L’attuale sistema di produzione ha ancora un ampio margine di miglioramento ma, rispetto al principio, grazie alla partecipazione di varie società, è avanzato considerevolmente.

Una valanga di polemiche al riguardo. Carne sviluppata grazie a ormoni e lieviti Gm e a potenti bioreattori fortemente energivori. Una produzione che di per sé non può essere sostenibile e che usa lo stesso modello di business dell’allevamento intensivo con tutte le implicazioni ambientali che conosciamo benissimo. Non è un caso se le multinazionali e i finanziatori del settore, alcuni dei quali sono i responsabili dei danni prodotti dal sistema agroalimentare e zootecnico negli ultimi decenni, hanno investito miliardi in questo grande affare.

Al riguardo, riportiamo integralmente il comunicato stampa della Coldiretti Calabria.

Coldiretti Calabria la partigianeria  di Facebook: la libertà di espressione è un optional e boicotta la battaglia contro i cibi sintetici.

La multinazionale Facebook censura la campagna per la raccolta di firme a sostegno della conversione del disegno di legge per fermare i cibi sintetici in assenza di adeguate garanzie dal punto di vista della sicurezza alimentare ed ambientale. Insomma boicotta le notizie sgradite a loro e ne  promuove altre.  Un’assenza di pluralismo e di partigianeria conclamata che vuole coprire in maniera massiccia temi importanti per farli  passare sotto silenzio. E’ quanto denuncia la Coldiretti nel sottolineare che è stato rimosso dal social piu’ diffuso nel mondo il post con il manifesto informativo realizzato per far conoscere le ragioni della raccolta di firme. Secondo il fast checking di Facebook – riferisce Coldiretti – il manifesto disinformerebbe poiché definisce i cibi ottenuti in laboratorio come sintetici mentre si tratterebbe di “carne coltivata”. In realtà il rapporto  appena pubblicato dalla Fao e dall’Organizzazione Mondiale evidenzia che il termine “cibi sintetici” è utilizzato in ambito accademico oltre che dai media anche se la definizione considerata più chiara dalle due autorità mondiali è quella di “cibo a base cellulare”, preferibile rispetto al termine “coltivato” utilizzato invece dalle industrie produttrici ma ritenuto fuorviante. Peraltro nel Rapporto pubblicato si ritiene anche discutibile usare per questi prodotti i termini carne, pollo o pesce. C’è il rischio oggettivo di ingannare i cittadini poiché in realtà quella ottenuta in laboratorio secondo la Coldiretti non è carne e non è coltivata. Secondo l’enciclopedia Treccani – comunica la Coldiretti – per carne si intende “la parte muscolare del corpo dell’animale” e di conseguenza senza animale non c’è carne mentre il significato di coltivare è “curare un terreno, una pianta con il lavoro, la concimazione e gli altri mezzi opportuna renderli capaci di far frutto”. Niente di tutto questo si realizza in laboratorio o nel bioreattore utilizzato.  La presunzione di voler modificare addirittura il vocabolario – continua la Coldiretti – è una misura degli interessi che si nascondono dietro un business di pochi sul quale hanno investito tra gli altri Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems). Un contributo alla chiarezza viene dal documento Fao/Oms “Aspetti della sicurezza alimentare del cibo a base cellulare” che individua ben 53 rischi potenziali, dalle allergie al tumore, che è stato pubblicato dopo la presentazione in Italia del disegno di legge sulla produzione, la commercializzazione e l’uso di cibo artificiale che dovrà ora essere discusso e poi approvato dal Parlamento. Quello di Coldiretti è un percorso istituzionale trasparente corroborato dalla raccolta di firme. Una mobilitazione che – conclude la Coldiretti – ha il merito di aver acceso i riflettori su un business in mano a pochi ricchi e influenti nel mondo e fino ad ora tenuto nascosto ma che può cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda, con la positiva apertura di una discussione nel Paese e in Parlamento che rappresenta la casa della democrazia.

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