a cura di Luigi Rubino
Rione Sanità, uno dei quartieri più a rischio di Napoli. Metterlo in sicurezza, allontanarlo dalla delinquenza e criminalità che sembra serpeggiare quotidianamente, è necessario. A lavorare in questa direzione sono la terza Municipalità del Comune di Napoli e il Ministero dell’Interno che insieme alla Prefettura di Napoli hanno fortemente voluto e incentivato il progetto P.I.T.E.R di natura prototipale gestito dalla Cooperativa San Francesco e dal Consorzio “Luna” e cofinanziato dall’Unione Europea.
Il Progetto, che ha coinvolto 300 ragazzi del Rione Sanità, intende prevenire o meglio porre riparo al dilagante fenomeno dell’ abbandono scolastico in età prematura, che mette sempre di più i ragazzi sotto pressione, costretti ultimamente, causa pandemia, a stare chiusi, segregati in casa o spinti in strada verso la criminalità organizzata.
Lo studio redatto dagli esperti è un processo formativo semplice. Il suo principale scopo soprattutto è quello di sostenere le famiglie attraverso una rete stabile con il coinvolgimento di tutti, ad iniziare dalle Istituzioni, le scuole, le parrocchie sparse sul territorio, centri educativi e sportivi, organizzazioni del terzo settore e tutti i soggetti privati del Rione Sanità.
Al Convegno di Fine attività del Progetto P.I.T.E.R che si è svolto nell’Auditorium del Mann del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, hanno partecipato Paolo Ragusa, responsabile aree minori cooperativa San. Francesco, Antonio Gambuzza, Esperto di monitoraggio che ha avviato il progetto, Chiara Marciani, assessore alle Politiche Giovanili e al Lavoro del Comune di Napoli, Fabio Greco, presidente della 3 Municipalità, Armida Filipelli, assessore alla Formazione della Regione Campania, Flora Frate, Componente I Commissione della Camera dei Deputati, Giuseppe Scialla, Garante autorità per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Campania, Paolo Giulierini, direttore del Museo archeologico Nazionale di Napoli.
Sul fronte scuola è intervenuta Giovanna Scala, Preside Istituto “Isabella d’Este” Caracciolo la quale – ha ricordato che la Campania ha bisogno di servizi. E’ ancora altissimo – ha detto la preside – il divario economico a disposizione delle regioni o dei comuni. Mentre la città di Trento riceve ben 2130 euro a bambino, alla Campania viene riservato ad ogni ragazzo soltanto 269 euro. La povertà educativa del rione Sanità si riscontra anche nel settore dell’apprendimento tramite il digitale. Se a Bolzano l’85,2% dei ragazzi usano il web, a Napoli e in Campania sono solo il 22,5 studiano al computer. C’è bisogno di fare squadra. “Istituzioni del territorio, associazioni, volontari – ha precisato la preside – devono e possono lavorare insieme attraverso un progetto come questo per diffondere la legalità per favorire l’inclusione sociale.”
Commovente il breve discorso di Antonio Cesarano, presidente dell’ associazione “Un popolo in cammino per Genny Vive, “ il padre del ragazzo ucciso per errore da criminali senza scrupoli, il quale ha detto: “Non dobbiamo piangere un altro Genny. Dobbiamo aprire più spazi di aggregazione, sottrarre i bambini dalla strada. Mio figlio era seguito, eppure – ha detto Cesarano – non l’abbiamo saputo difendere. Il mio appello – ha precisato il papà di Genny – va alle Istituzioni. Non lasciamo i ragazzi soli.”
“ Il progetto P.I.T.E.R è un progetto importante, perché, grazie alla relazione della Municipalità, del Comune di Napoli e del Ministero dell’Interno, ha dato la possibilità a ragazzi e ragazze di seguire dei percorsi di formazione. Come amministrazione comunale, vorremo che questo progetto continuasse con risorse già a disposizione e di creare nuove attività che possa coinvolgere sempre più giovani per combattere cosi la dispersione scolastica – ci ha detto Chiara Marciani, assessore alle Politiche Giovanili e al Lavoro del Comune di Napoli.
“ Con il progetto P.I.T.E.R – ci ha detto Antonio Gambuzza, esperto di monitoraggio della cooperativa S. Francesco di Caltagirone ( Sicilia) abbiamo seguito per due anni e mezzo i circa 300 ragazzi del rione Sanità per i soggetti a rischioa devianza, con percorsi e studi formativi tutti i pomeriggi. Il progetto, sebbene sia stato condizionato dalla pandemia, ha fatto molto per questi ragazzi, specialmente nel periodo lock down, dove i nostri educatori hanno dato grande ausilio al Dad, fornendo anche agli studenti strumenti telematici per poter seguire le lezioni a distanza. Il progetto si può dire ha quindi portato tanto benessere ai ragazzi che sono rimasti molto legati agli insegnanti . Si spera ora che quello che si è seminato in due anni e mezzo non si disperda, in modo che si possa replicare il lavoro già svolto in un prossimo futuro e in tutto il meridione d’Italia.”
“ Per combattere l’evasione scolastica bisogna partire dalla prevenzione, partendo dall’asilo nido – è il parere di Armida Filipelli, assessore alla Formazione della Regione Campania che aggiunge: “ Proprio quando i bambini frequentano gli asili ecco che si sviluppa in loro più capacità cognitive ed esercizi di linguaggio diverse rispetto ai loro coetanei che non andando a scuola presentano un ritardo di apprendimento di due o tre anni. Dobbiamo agire da subito. Avere una grande attenzione per il rispetto della crescita e l’educazione dei bambini. Non dobbiamo lasciare la scuola da sola, ma coinvolgere il volontariato, le persone attraverso tanti corsi per genitori, come quello da me frequentato negli anni 90.”