28 Marzo 2024, giovedì
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M5s: Di Maio sotto accusa, ma l’espulsione è congelata. Fico: ‘Arrabbiati e delusi’

“Siamo arrabbiati e delusi.

Non riesco a comprendere che il ministro degli esteri Di Maio attacchi su delle posizioni rispetto alla Nato e all’Europa che nel Movimento non ci sono e non se ne dibatteva prima”.

Lo ha detto il presidente della Camera Roberto Fico, commentando a Napoli le frizioni all’Interno del M5S. “Non capisco – ha detto ancora Fico – perché nel Movimento ci sono questi attacchi su Ue e Nato in questo momento. Subiamo una cosa che secondo me è mistificatrice, non aderente alla realtà del M5S rimasto sempre legato a Ue e Nato”. “Non c’è nessun Conte-Di Maio, state sbagliando prospettiva”, ha detto in un altro passaggio. “L’unica cosa che c’è è, al massimo, Movimento-Di Maio – ha aggiunto – perché attaccare il M5s su posizioni che non sono in discussione dispiace a tutta la comunità del Movimento. È questo il punto”.

E’ durata oltre quattro ore la riunione del consiglio nazionale del Movimento 5 Stelle per discutere delle critiche di Luigi Di Maio al no all’invio delle armi in Ucraina. Il leader, Giuseppe Conte, si è detto molto rammaricato ma per momento resta congelata un’eventuale espulsione del ministro degli Esteri. Nel vertice viene ribadita la linea sulla risoluzione che dovrà essere votata al Senato domani, in concomitanza con le comunicazioni del premier Mario Draghi prima di partire per Bruxelles. Attesa per questa mattina una nota ufficiale sull’incontro.

Luigi Di Maio finisce nel mirino del consiglio nazionale del Movimento per aver criticato aspramente il no a nuove armi all’Ucraina. Ma per ora non si parla di una sua espulsione. Il leader, Giuseppe Conte, durante la riunione convocata d’urgenza per discutere dell’accaduto, si dice molto rammaricato dalle parole usate dal titolare della Farnesina sulla sua stessa forza politica. E, alla fine, deve mediare tra l’ala più dura del M5s, secondo cui il il ministro degli Esteri si sarebbe allontanato dalle origini e avrebbe ormai altri progetti e chi invece spinge per ricomporre la frattura.

Nel corso delle quattro ore di riunione notturna – in parte in presenza, in parte in videoconferenza – con i 14 componenti del Consiglio, viene ribadita la linea sulla risoluzione che dovrà essere votata al Senato martedì, in concomitanza con le comunicazioni del premier Mario Draghi prima di partire per Bruxelles: il Movimento continuerà nella mediazione con il resto della maggioranza sulla risoluzione unitaria, ribadendo la centralità del Parlamento, ma senza creare problemi.

Dunque, nessun riferimento alle armi, ma ad una de-escalation militare e alla centralità del Parlamento. “La linea euroatlantica non è mai stata messa in discussione”, la bozza redatta da alcuni senatori pentastellati che chiedeva lo stop alle armi a Kiev, “non è mai stata condivisa”, sottolinea uno dei partecipanti al vertice.

Era stato proprio questo documento, una volta messo in circolazione, a scatenare lo scontro. “Ci disallinea dall’alleanza della Nato e dell’Ue” e “se ci disallineamo dalla Nato mettiamo a repentaglio la sicurezza dell’Italia”, aveva commentato, durissimo, Di Maio. Attirandosi le ire dei contiani, in particolare del vicepresidente del Movimento, Riccardo Ricciardi, che lo aveva definito “un corpo estraneo” auspicando provvedimenti. Di qui l’ipotesi, rimbalzata per tutto il giorno, di un’espulsione (o auto-espulsione) del ministro degli Esteri.

Che da parte sua non ha fatto alcun passo indietro. E nemmeno il Consiglio nazionale – che comunque tecnicamente non avrebbe potuto farlo – pare voglia seguire questa strada. Almeno per ora. In mattinata dovrebbe essere divulgata la nota finale delle riunione. Lo scontro appare solo in stan-by, in attesa di poter deflagrare in un momento meno delicato per il Paese. 

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