25 Aprile 2024, giovedì
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Il libro di Emiliano Caruso “Il silenzio dell’oceano’’ è arrivato all’estero

A cura di Ionela Polinciuc

‘’Il silenzio dell’oceano’’ è un libro edito dalla casa editrice on line Umanapress 2.0 di proprietà dell’editore Roberto Romano, e scritto da Emiliano Caruso.

Nato a Roma il 28 Agosto del 1976, Emiliano Caruso è da anni freelance per importanti testate nazionali. ‘’Il silenzio dell’oceano’’ è un racconto di horror narrativo, incentrato sulla vita e la morte di un capitano di gran corso, Fulvio Ferranti. Un’opera meravigliosa, un continuo suspense. Se siete amanti di questo genere, non vi svelo ulteriori informazioni, proprio perché questo libro vale la pena leggerlo.

Buongiorno Sig. Caruso. Lei non finisce mai di stupirci, ma chi è realmente Emiliano Caruso?

‘’Un gran curiosone, per prima cosa. Uno a cui è rimasta appiccicata la stessa curiosità e lo stesso entusiasmo che provava da bambino nei confronti della vita.

Sono appassionato di una quantità imbarazzante di argomenti: dalla robotica ai libri, fino al cinema, la fantascienza, i videogiochi, i viaggi, il folklore scozzese, la fotografia (sono anche fotoreporter professionista), e ovviamente la scrittura. Tutte cose che cerco di trasferire anche nei miei scritti’’.

Per inquadrare meglio Emiliano Caruso, ci dice quali sono i suoi scrittori preferiti e con chi collabora attualmente?

‘’I miei scrittori preferiti sono: Orwell, Hemingway, Kerouac, Bradbury, London, Terzani, Biagi.

A otto anni iniziai a scrivere i primi accenni di racconti durante i mesi estivi, che passavamo sempre in un paese di pescatori. Alcune di quelle idee le ho riprese di recente, adattandole a racconti per alcune riviste. A vent’anni ho iniziato a scrivere i primi pezzi di cronaca locale per alcuni periodici di Roma, e nel corso dei 25 anni successivi ho fatto e scritto quasi di tutto, collaborando anche con “Il Fatto Quotidiano”, “Antimafia Duemila” e molte altre testate. Il tirocinio per entrare nell’albo lo feci molti anni fa nella redazione de “L’Attualità” di Salvemini, dove sono poi diventato vicedirettore. Per conto di “Terre Incognite”, con la quale collaboro come scrittore di viaggi, sono stato inviato in Ucraina, Chernobyl (sono riuscito a entrare anche nella famosa centrale), alle manifestazioni dei Gilet Gialli di Parigi, nel Regno Unito e in Scozia, dove tra l’altro sono ambientati quasi tutti i miei racconti. Molti di questi reportage sono raccolti nel mio libro “Pensieri di un reporter”.

Collaboro come scrittore di narrativa horror, fantasy e fantascienza con le case editrici Umana Press e Dagon Press (con la quale è in uscita il mio romanzo “Il guardiano dell’abisso”), e con varie riviste, tra cui “Il grimorio del fantastico”, “Dimensione cosmica”, “Zothique”, “Storie bizzarre”, “Voci da r’Lyeh”, vincendo anche un paio di concorsi letterari’’.

Sig. Caruso, recentemente è uscito l’ultimo suo libro, presentato non solo in Italia ma proposto anche all’estero. Ci racconta brevemente di questo meraviglioso traguardo?

‘’Prima dell’estate di quest’anno mi incontrai per una colazione di lavoro con l’editore Roberto Romano, con il quale già collaboravo come giornalista. Nel corso della mattinata il discorso cadde sulla sua casa editrice Umana Press, e Romano, che ben conosceva la mia attività di scrittore, mi chiese se avessi un manoscritto a portata di mano, qualcosa da poter pubblicare in tempi brevi. Mi ricordai di aver finito da poco il mio “La voce dell’oceano” e glielo proposi. Nel giro di pochi giorni era già tutto pronto, ma la storia mi sembrava troppo breve per riempire un libro. Vi inclusi quindi altri due miei racconti, “La madre eterna” (della quale è in via di pubblicazione anche una versione Graphic Novel di Massimo Zanutto) e “La scomparsa di Alexander Taylor”. Nel corso dei lavori editoriali fu necessario cambiare il titolo, per via di un’omonimia con un altro romanzo già uscito anni fa, e alle fine divenne “Il silenzio dell’oceano”. Il libro è arrivato all’estero grazie a un agente letterario che segue i miei interventi sui social. Mi contattò alcuni mesi fa, proponendomi di partecipare con il mio romanzo alla Sharjah International Book Fair di Dubai, dove abbiamo ricevuto numerose proposte da paesi come il Marocco, l’Egitto e il Libano’’.

Lei ha scritto ‘’ Il segreto delle fiabe e la Luna di Khalid’’,‘’Il silenzio dell’oceano’’ e ‘’Pensieri di un reporter’’. Infatti, è conosciuto anche come giornalista e responsabile del corso di giornalismo investigativo. Chi e come si può candidare al corso?

‘’Si! sto a tre al momento.

Il corso è nato anni fa con l’intenzione di fornire le basi per effettuare in proprio indagini sulle cosiddette fonti OSINT (Open Source Intelligence), ad esempio come rintracciare la fonte originaria di una foto, come navigare in incognito su internet, risalire a una pagina internet cancellata o censurata, le basi della criminologia e del giornalismo d’inchiesta e altro. Il corso è aperto a chiunque, non è necessario essere giornalisti e non c’è un tempo limite per concluderlo. Inoltre le lezioni streaming e i moduli sono studiati in modo da venire incontro agli impegni di studenti che già lavorano’’.

Appena promossi al corso di giornalismo investigativo, si ha la possibilità di aprire nuovi orizzonti nella carriera giornalistica?

‘’Come tengo sempre a precisare ai miei studenti, il corso in sé non fornisce un titolo di studio paragonabile a un diploma tecnico, anche se è comunque collegato alla Free Lance International Press, un’agenzia stampa stabile, famosa e diffusa in molti paesi del mondo. Ma costituisce una buona voce in più nel curriculum, oltre a fornire molte conoscenze utili in questo lavoro. Tra l’altro, come extra, rimango sempre disponibile per i miei studenti, per fornire consigli su come muoversi nel mondo del giornalismo in generale’’.

Che consigli darebbe a tutti coloro che desiderano intraprendere la tortuosa ma meravigliosa strada del giornalismo?

‘’Non credo di avere l’esperienza né le qualità per mettermi a insegnare queste cose, poiché ognuno di noi necessita di un cammino del tutto personale. Ma un paio di consigli posso darli anche io. Il giornalismo di oggi, sotto molti aspetti, è molto diverso da quello che si praticava negli anni ’70 o ’80, e persino rispetto a quando iniziai io alla fine degli anni ’90. In meglio e in peggio. In meglio, perché la Rete oggi permette una diffusione veloce e globale delle notizie impensabile fino a una trentina di anni fa. Ora è molto difficile nascondere un fatto, un evento o una notizia, grazie anche alla diffusione dei social network. Molte delle dittature e dei crimini commessi nel mondo negli ultimi anni sono stati scoperti grazie al coraggio di giornalisti, ma anche di persone comuni, armate di un semplice cellulare connesso ad internet. Oggi è anche più facile farsi notare per un autore emergente, e qui ci metto non solo giornalisti ma anche scrittori, musicisti, aspiranti attori e così via.

Dall’altra, come tutte le rivoluzioni, anche la Rete ha dei risvolti negativi. In questo caso ha trasformato il giornalismo in un insieme indistinto, e talvolta caotico, di allarmismi, bufale, articoli inutili (i cosiddetti click bait sensazionalistici), banalità (il classico e immancabile articolo di luglio dove si dice che “Questa estate farà caldo”).

Ormai si può pubblicare, quasi a costo zero, tutto e il contrario di tutto. Un mare in gran parte inutile, che in epoca pre-internet, visti i costi della carta, della stampa, del trasporto e della distribuzione dei giornali cartacei, un editore o direttore si sarebbero rifiutati di pubblicare. Ma se da un lato la Rete permette a un esordiente di farsi notare più facilmente, dall’altro, paradossalmente, per un giornalista esperto è diventata quasi un ostacolo. Molte testate oggi rifiutano di assumere professionisti, dal momento che, a un prezzo infinitamente minore, possono contare su schiere di aspiranti giornalisti disposti a scrivere dei pezzi a 2 o tre euro l’uno.

Un argomento, questo, che meriterebbe un discorso molto più approfondito e del quale mi sono spesso occupato in molti miei editoriali.

Inquadrato il contesto del giornalismo moderno, potrei consigliare a chi intende dedicare la propria vita a questo ancora splendido mestiere di non arrendersi mai, per prima cosa. Può sembrare un consiglio banale e abusato, e in effetti lo è. Ma mai valido come in questo caso. Il talento conta, e se non c’è si rimane confinati ai pezzi di cronaca locale. Ma se c’è va sfruttato, affiancandolo a una certa tenacia, è un ferro che va battuto ogni giorno. Il secondo consiglio che provo a dare è quello di appoggiarsi a professionisti più maturi e abili, che siano già passati per questo sentiero e sappiano dirti come muoversi. Non vivrei oggi di questo mestiere se nel corso della mia carriera non avessi incontrato colleghi molto più bravi e preparati di me.

Terzo, e per ora ultimo consiglio, ricordarsi sempre di mantenere la propria integrità professionale. Questo ambiente, soprattutto in Italia, è già troppo saturo di pennivendoli’’.

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