20 Aprile 2024, sabato
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“Moralizzare” la pandemia

A cura di Giuseppe Catapano 

Sin dalle sue prime battute, in troppi hanno provato a “moralizzare” la pandemia, a farne il campo di scontro per le loro visioni del mondo, a immaginare che fosse la volta buona per imporre un ripensamento del nostro “modello sociale”. Più roboanti le parole d’ordine, però, e più modesti spesso sono stati i risultati.

Al contrario, si è perso e si continua a perdere di vista quello che dovrebbe essere l’obiettivo più immediato e più rilevante di qualsiasi politica: consentire, anche nella pandemia, di condurre la propria vita come credono.

Oggi, in particolare, la discussione pubblica dovrebbe focalizzarsi su tre aspetti: nel breve termine, raggiungere la soglia di immunizzazione ritenuta sicura; nel medio termine, organizzare la logistica vaccinale per la somministrazione delle terze dosi alle categorie più fragili; e, nel frattempo, rimuovere gradualmente le restrizioni in essere. Invece in Italia domina, forse come non mai, un dibattito ideologico, dai tratti talora violenti.

Le libertà economiche e civili sono due facce della stessa medaglia: esattamente come si sorreggono reciprocamente, quando viene meno l’una, anche l’altra è a repentaglio. Lo documenta, per quanto riguarda il nostro paese, il Barometro delle libertà. Secondo, non è detto che la difesa delle libertà individuali sia perdente, alla prova elettorale. A maggio, Ayuso  ha riconquistato la guida della Comunidad di Madrid, raddoppiando i seggi attribuiti al suo partito.

C’è, in questa vicenda, una lezione forse non sorprendente in sé, ma sorprendentemente trascurata: la buona politica nasce dal rispetto dell’individuo e dal riconoscimento dei diritti delle persone. È bello vedere che ogni tanto gli individui sanno riconoscere e premiare questo rispetto.

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