Progressività, equità e lotta all’evasione: sono questi i principi da cui non si può prescindere, secondo Mario Draghi, per la riforma del fisco italiano. Una visione, la sua, esplicata nei colloqui con le forze politiche, che sposa perfettamente la concezione europeista , conformando l’operato ‘made in Italy’ a quello più corposo , inflessibile, della Patria maggiore. L’obiettivo della riforma fiscale europea intende per l’appunto intensificare la lotta contro abusi fiscali e concorrenza sleale: il riferimento neppure tanto velato è ai Paradisi fiscali, quei Paesi che attraggono capitali per effetto di politiche fiscali “vantaggiose” per il contribuente. L’ex presidente della Bce non ha dubbi: l’evasione è una tra le cause più significative che limita o ancor peggio impedisce il raggiungimento della stabilità positiva per l’intero sistema fiscale. In Italia le tasse non pagate nell’anno 2020 ammontano a 110 miliardi. Insomma, roba non da poco.
Evasione ma non solo, Draghi pretende progressività ed equità come da dettato costituzionale: un sistema fiscale ordinato e rigido, all’altezza delle sue aspettative per la ricostruzione del Bel Paese con la conseguente abolizione della flat tax che, come è noto, corrisponde ad un sistema fiscale non progressivo, basato su una aliquota fissa, al netto di eventuali deduzioni fiscali o detrazioni. L’impronta dell’ex presidente della Bce comincia a configurarsi partendo dal fisco , in cima alla lista delle priorità, per la ripresa post covid ed il futuro dell’Italia.